Zack Snyder’s Justice League, la recensione: il fumo diventa una casa

Zack Snyder's Justice League recensione film

Gli universi condivisi dominano il panorama cinematografico statunitense. Viviamo in un’epoca in cui gli eroi dei fumetti si sono trasferiti dalla carta alla celluloide, un’era in cui le epopee vengono strutturate in una miriade di capitoli tutti diversi tra di loro ma, in un modo o nell’altro, connessi da un’unica continuità narrativa. Al momento giusto, queste storie convergono in un evento spettacolare che conclude un’epopea e dà il via alla successiva, registrando un ancora più spettacolare successo di pubblico.

Questo tipo di narrazione, antico quanto la letteratura stessa, si è evoluto in un sistema produttivo estremamente prolifico che negli ultimi decenni ha riscosso un successo enorme nel mercato dei fumetti e dei supereroi. Il Marvel Cinematic Universe di Kevin Feige ha definitivamente dimostrato come questo sistema possa generare grandi profitti anche sul grande schermo, e la Warner Bros. ha deciso di cogliere la palla al balzo nel lontano 2013, dando inizio ad un proprio universo cinematografico condiviso, basato sui personaggi della DC Comics.

Zack Snyder’s Justice League (qui il trailer in italiano), l’ultimo arrivato nella saga supereroistica firmata Warner Bros. , ha avuto una vita molto difficile. Un film basato sulla Justice League of America (il famoso team di supereroi appartenente all’universo DC) è entrato ufficialmente in cantiere dopo le feroci critiche rivolte al suo predecessore, Batman v Superman: Dawn of Justice, accusato di essere fiacco, confuso e avvilente. Il regista Zack Snyder (già autore del sopracitato Batman v Superman) aveva intenzione fin dall’inizio di realizzare un prodotto più leggero e appagante, ma il travolgente fiasco spinse lui e lo sceneggiatore Chris Terrio ad attuare pesanti riscritture alla prima stesura del copione, rendendolo ancora più ottimista, più ambizioso e più appetibile ai consumatori del genere supereroistico.

Ma Snyder dovette abbandonare il progetto in piena post-produzione per affrontare la tragica scomparsa di sua figlia, e Joss Whedon subentrò nel ruolo di regista non accreditato per supervisionare il processo di post-produzione, riscrivere diverse sequenze e girare alcune scene ex-novo. Il film uscì negli Stati Uniti il 17 Novembre 2017 intitolato semplicemente Justice League e venne stroncato dal pubblico e dalla stampa, tanto da spingere diversi fan a chiedere a gran voce una “director’s cut” che rispettasse la visione originale di Snyder tramite l’hashtag #ReleaseTheSnyderCut .

Il film uscito pochi giorni fa su Sky Cinema e NowTV dopo tre anni di silenzio assoluto e un anno di “hype” pubblicitario, Zack Snyder’s Justice League, frutto di un processo di ristrutturazione costato 70 milioni di dollari, promette di essere il prodotto agognato dai fan del regista per tanti anni, e questa introduzione finisce con un messaggio che invita tutti loro a tirare un sospiro di sollievo: lo è. Nel bene e nel male.

Adesso la recensione ha inizio, e l’autore di questo articolo intende precisare che la sua opinione nei confronti del lavoro di Zack Snyder è sempre stata oltremodo severa.

Lo stile di Snyder si fa notare fin da subito, soprattutto nell’estetica. I fondali continuano a essere sfocati, privi di colore e privi di vita, anche se il direttore della fotografia Fabian Wagner riesce a catturare delle immagini molto lucide e ben definite nei momenti più quieti, siano essi le immancabili sequenze in slow-motion tipiche del regista o semplici dettagli di oggetti. Purtroppo, anche i dialoghi sono leggermente sotto la media e le performance degli attori non hanno modo di superare la decenza. Ben Affleck e Gal Gadot sono discreti nei panni di Batman e Wonder Woman, ma non riescono mai a stabilire un legame emotivo abbastanza forte con lo spettatore. Ezra Miller (Flash) e Ray Fisher (Cyborg) sono indubbiamente i migliori interpreti, anche grazie alla considerevole quantità di attenzione rivolta verso i loro personaggi che, nel vecchio Justice League, erano delle semplici macchiette senza alcun motivo di esistere. Stavolta il ruolo di macchietta è riservato solo ad Aquaman (Jason Momoa), più che un personaggio un teaser trailer vivente, presente nella storia solo per promuovere il film in cui sarà l’unico protagonista, totalmente inutile ad eccezione di una piccola sequenza subacquea abbastanza avvincente. Ovviamente, Jason Momoa non può fare altro che dire le sue battute e sembrare bello mentre lo fa.

Tuttavia, il nadir recitativo e sceneggiativo di Zack Snyder’s Justice League viene raggiunto da Henry Cavill e Amy Adams insieme ai loro personaggi, personaggi che il regista non ha mai capito e che a questo punto non capirà mai: Superman e Lois Lane.

In questo film, Superman e Lois Lane non sono personaggi. Non sono nemmeno delle macchiette. Sono solamente degli attrezzi per mandare avanti la storia. La loro caratterizzazione non ha fatto altro che involversi fin dal loro debutto ne L’Uomo d’Acciaio. Superman, l’incarnazione umana della felicità e della speranza, colui che dedica la sua vita alla protezione dei deboli e degli indifesi, colui che si mimetizza perfettamente tra di noi nei panni del normalissimo, imbranatissimo Clark Kent, è stato inteso da Snyder come un alieno semidivino totalmente incapace di relazionarsi con i miseri esseri umani. Ancora peggio in Zack Snyder’s Justice League, dove l’unica sua caratteristica è essere l’uomo più forte del mondo. Il trattamento riservato a Lois Lane è ancora più offensivo. La giornalista più intrepida d’America, sprezzante di qualsiasi pericolo e forse più intelligente di Superman, diventa una donzella in difficoltà. Quando non è impegnata a farsi salvare, invece, si trasforma in un deus ex machina. Nulla più che un oggetto utile per risolvere la situazione.

Henry Cavill, già un pessimo attore, non è mai riuscito a infondere il minimo carisma nel personaggio di Superman, men che meno in quest’ultima apparizione. Amy Adams, a sua volta, non può sfoggiare in alcun modo in suo talento, incastrata com’è nel non-personaggio di Lois Lane.

Eppure, nonostante tutto questo, Zack Snyder’s Justice League è un film competente.

Innanzitutto, la pellicola possiede una logica e una struttura narrativa, entrambe cose che il vecchio Justice League non possedeva, essendo sostanzialmente un film incompiuto tirato a lucido. La storia che Snyder e Terrio vogliono narrare è paradossalmente molto più semplice e condensata rispetto ai film precedenti, nonostante la mastodontica durata di 242 minuti. Quattro ore che, sorprendentemente, scorrono senza fatica. I personaggi di Flash e Cyborg hanno molto più tempo per venire introdotti allo spettatore, e il loro arco narrativo si dipana in modo soddisfacente e naturale, per quanto esso sia sottile. Cyborg, dalla sua quasi totale assenza nel vecchio Justice League, diventa il centro emotivo del film, il personaggio in cui lo spettatore avrà certamente più modi di immedesimarsi. Flash, invece, passa dall’essere un ragazzino fastidioso ad essere una discreta spalla comica dotata di poteri straordinari. Batman, Wonder Woman e Alfred Pennyworth (interpretato da Jeremy Irons), già introdotti nei film precedenti, portano dei sani momenti di leggerezza che mancavano da troppo tempo nella filmografia di Zack Snyder.

Perfino Steppenwolf (interpretato da Ciarán Hinds), il mediocre antagonista principale, ha goduto di una caratterizzazione più onesta e di un completo redesign estetico, che lo hanno reso molto più minaccioso.

La colonna sonora a opera di Tom Holkenborg è anonima, ma funziona bene. La presenza di leitmotiv già utilizzati in passato giova molto alla carica emotiva delle sequenze più spettacolari.

Il più grande problema di Zack Snyder’s Justice League è la sua stessa natura. La pellicola non è eccellente né orribile, non è melensa come L’Uomo d’Acciaio e non è pretenziosa né noiosa come Batman v Superman, ma lo spettatore sarà costretto a visionarli entrambi per poterla capire al meglio (se si esclude Wonder Woman, l’unico film della saga veramente valido). Sopportare due film pessimi per giungere ad un film discreto non sarà facile per il grande pubblico. Ancora più difficile sarà cogliere la quantità esagerata di riferimenti ai fumetti, pensata solo per i fan assidui.

Nonostante tutto, Zack Snyder’s Justice League si conferma come la versione definitiva di un prodotto minato da lutti e revisioni, il primo minuscolo passo verso la redenzione di un autore che ho sempre ritenuto inadatto alla trasposizione cinematografica delle storie di super-eroismo. Una fabula semplice e diretta, una colonna sonora anonima ma d’effetto, un lavoro di effetti speciali decisamente invasivo ma ottimizzato rispetto alla versione precedente e la presenza di supereroi che per la prima volta si cimentano in imprese eroiche con un po’ di gioia, danno vita ad un film imperfetto ma capace di intrattenere e divertire dall’inizio alla fine. Forse il pezzo migliore nella maestosa e fatiscente galleria di Zack Snyder.

Alleluia.

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