Sembrava mancare solo il puro intrattenimento in questa Mostra d’Arte Cinematografica, ma ad ovviare a questo problema ci pensa Jon Watts con il suo Wolfs (trailer), prodotto da Apple Studios. Il regista dei tre ultimi Spiderman ci regala, dopo anni di attesa, il ritorno di un sodalizio divenuto col tempo leggendario. Infatti, dopo la saga di Ocean’s, ritorna in grandissima forma il duo Brad Pitt-George Clooney, da sempre sinonimo di azione, follia e soprattutto di grasse risate. Però, a differenza di quella trilogia, i due non sono più parte integrante di un gruppo di amici, bensì rivali dalla personalità talmente simile da rendersi reciprocamente insopportabili.
Come i più classici film del sabato sera i protagonisti si ritrovano in una situazione apparentemente inestricabile: una donna in preda al panico (Amy Ryan) trova nella sua camera di hotel un giovane seminudo (Austin Abrams), apparentemente esanime, il cui corpo deve esser assolutamente fatto sparire. Il loro compito è proprio quello di ripulire tutto infangando l’accaduto e, in questo modo, evitare che si possa risalire alla loro cliente. Il guaio che non avevano previsto è che quel povero ragazzo, che davano per morto, improvvisamente ritrova i sensi e, spaventato, si dà alla fuga.
La loro abitudine a lavorare da soli e la predisposizione verso il comando li porta a scontrarsi più volte, generando così alcuni scambi di battute esilaranti, conditi da una tanto semplice quanto efficace mimica e gestualità. Questo siparietto, nonostante si riveli piuttosto ripetitivo, è sostenuto magistralmente dai due divi i quali, infine, riescono a collaborare perfettamente, come se si conoscessero da sempre e a nutrire un’amicizia genuina.
Nonostante la loro apparente sbadataggine, la coppia non scoppia mai e anzi si dimostra sempre infallibile, grazie a una calma serafica e un eccezionale sangue freddo. Questa capacità di fronteggiare ogni situazione, comprese le più ostiche, manifesta l’importanza che Pulp Fiction ricopre per questo film. Inoltre, a palesare questa influenza, è lo stesso titolo, chiaramente ripreso dalla frase pronunciata da Harvey Keitle nel capolavoro tarantiniano: «Sono il signor Wolf, risolvo problemi».
Oltre alle prestazioni degli attori, si rivelano ottimi anche gli scorci notturni di una New York praticamente disabitata. Infatti, la fotografia di Larkin Seiple ci restituisce, con le luci a neon di Chinatown e con quelle più vitali di una sala ricevimenti in periferia, le attività criminali newyorkesi senza mai scadere nel cupo ma imprimendogli, invece, un perpetuo piglio umoristico. Per enfatizzare questo senso di quiete, infatti, le strade della città non si colorano del rosso sangue delle numerose vittime ma del bianco candido della neve che, dal primo fino all’ultimo momento, continua a cadere incessantemente, accompagnando il vagare dei protagonisti.
In questo modo, il regista firma una buona crime comedy che non si inventa nulla di nuovo e che, umilmente, ha la modestia di ammetterlo. Ciò che rimane è un incessante senso di distensione, che ci accompagna anche nelle ore successive all’uscita dalla sala e che ci fa ricordare, con nostalgia, quei momenti spensierati passati in famiglia davanti a un film senza troppe pretese. Per questa ragione, è giusto rivolgere un caloroso ringraziamento a Jon Watts che, con questo film, è riuscito ad alleggerire la nostra esperienza al Festival, dandoci così la carica per assistere al resto dei film in programma.