Non si spiega come sotto la voce “poliedrico” sulla Treccani ancora non ci sia una foto di Takeshi Kitano. Autore impegnato, con racconti criminali e freddi da un lato, creatore del folle programma di intrattenimento televisivo Takeshi’s Castle dall’altro. Due anime che convivono sotto lo stesso corpo. Broken Rage, il suo ultimo film presentato Fuori Concorso all’ottantunesima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e il sunto di una poetica che, prima d’ora, non si poteva immaginare incasellabile in un’unica opera.
Il signor Topo, un sicario imperturbabile, interpretato dallo stesso regista (non si finisce mai di elencare i suoi mille talenti), riceve indicazioni per le sue vittime tramite lettere inviate da un misterioso signor M. A questo inizio, più classico e prevedibile ma comunque egregiamente realizzato, segue una seconda parte anticipata dal cartello spin-off, una parodia di ciò che abbiamo visto fino a quel momento scena per scena. Da questo punto in poi la follia prende il sopravvento e la comicità dell’assurdo mista alle competenze slapstick sorprendono lo spettatore.
Takeshi Kitano crea così un qualcosa di irripetibile che gli appartiene profondamente, una riflessione metacinematografica che indaga le usanze odierne del mezzo attraverso però una stupidità contagiosa. Per poter descrivere quanto diverte Broken Rage bisognerebbe rivivere la proiezione in sala: un’isteria di massa tra applausi e risate, una visione davvero collettiva. È un film contemporaneo, gioca con il genere, con le durate (denotando la tendenza alla produzione di film sempre più lunghi), con le performance. Si ritorna bambini, si ritorna ad un cinema che non si vede più, quello di Chaplin e Keaton, e dimostra che ancora oggi funziona. La fisicità, irreale, è il cuore di questo successo. I personaggi prima seriosi e distaccati poi assurde marionette si muovono, rompono oggetti e riempiono lo spazio con i loro suoni e colori.
Una cosa è certa, non esiste nulla di simile, non è etichettabile in un genere. Certo si ride ma è davvero un film comico? Vogliamo ignorare la narrativa yakuza cinica e spregiudicata e relegarla ad un semplice preambolo necessario per il resto? Impossibile. Un esperimento che davvero ricerca in modo originale, non per scopi personali e autocompiacenti, ma coinvolgendo attivamente il fruitore in un mondo senza regole. L’autore ci regala, forse per la prima volta, un accesso completo alla sua mente pazza e geniale svelando un parco giochi spassosissimo ma soprattutto intelligente. Si ragiona molto ma si ragiona in fondo, a film finito e a luci accese. Prima di pensare alla complessa analisi dell’arte si deve ridere. Si divertono tutti sul set (spesso si notano gli attori trattenersi dallo sghignazzare) e così si divertono tutti gli osservatori. Si stacca il cervello per un’ora e si gode in maniera primordiale della sua sregolatezza.
L’uscita del film è prevista per il 2025, distribuita sulla piattaforma di Amazon Prime Video. L’unico consiglio che si può lasciare è di guardarlo in compagnia, organizzare una serata pieni di birra e popcorn e sganasciarsi dalle risate con amici, parenti, nemici e sconosciuti, chiunque. Broken Rage è una perla da non perdere che si inserisce a suon di spallate in un catalogo che non lo rispecchia, anche perché non esistono ancora spazi adatti per la sua forma così singolare, è pura rivoluzione.