#Venezia81: Ainda Estou Aqui, la recensione del film di Walter Salles

Ainda Estou Aqui

Immagini e video si intrecciano per tutto il tempo del film, eppure, l’estrema attenzione è portata, in realtà, a quello che succede e non si vede. Ainda Estou Aqui, diretto da Walter Salles, è stato presentato in Concorso dalla 81. Mostra d’Arte Cinematografica.

Il Brasile del 1971 è scosso da una dittatura così subdola da sembrare a tratti invisibile. Eppure, la tensione è palpabile, la percepiamo, la captiamo chiaramente da una camionetta militare che passa davanti alla spiaggia e dallo guardo di una madre preoccupata che assiste alla visione. La famiglia Paiva, protagonista di questa storia, si trova ad affrontare le dirette conseguenze di questa guerra di dominio.

Il film, infatti, è tratto dal libro di Marcelo Rubens Paiva che descrive le vicende che sconvolsero la sua vita e quella dei suoi famigliari. Da un giorno all’altro, feste, danze e tanta musica si trasformano in attese, cambiamenti e domande che non trovano risposta.  È una lotta silenziosa quella espressa in Ainda Estou Aqui, eppure, il film fa di questo silenzio la sua arma più agghiacciante.

Al centro dell’opera di Salles c’è una donna (interpretata da una splendida Fernanda Torres), madre di famiglia che si ritrova a riaggiustare i cocci di un vaso che non ha rotto lei, una vaso che è destinato a rimanere scheggiato. Senza più un centro di gravità le vite dei suoi figli girano intorno a lei, in una danza di mutazioni, coming of age e stordimenti.

La memoria è il perno del film, è la componente che accende e spinge i protagonisti ad agire. Si ricorda e si attende, si fotografano, si catturano i momenti e si riguardano. Il confine tra presente e passato viene annullato dalla impossibilità di un futuro certo. Eppure, una fiammella di speranza è accesa, dal sorriso che non abbandona mai il volto di una madre distrutta dei ricordi, o dal «Tu quando l’hai seppellito?» che una sorella chiede a suo fratello, conscia nella possibilità di lasciarselo alle spalle questo passato, ogni tanto.

Ma il passato è sempre lì a far capolino, palpitante, angoscioso ed estremamente svuotato. Imbrattato come quello di tutte le famiglie che hanno atteso per tanto tempo che i loro desaparecidos tornassero a casa, lacerato come quello delle consorti che piangono di gioia davanti ai certificati di morte dei loro mariti, grate di poter finalmente imputare a qualcuno la loro perdita.

Ainda Estou Aqui è un biopic nel senso più fedele del termine. Dopo uno “stravagante” Maria, qui si torna nel terreno rassicurante di una biografia classica. Ben confezionato, pulito, con una regia che opera per “ingombrare” il meno possibile e un finale che riesce a scuotere al punto giusto. Sicuramente un prodotto rigorosamente onesto, ideale per raccontare una storia che necessita di essere raccontata, ricordata.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.