Il mondo è pieno di tragedie che si consumano in silenzio, avvolte nell’ignoto, soffocate dall’indifferenza dei suoi complici. Spesso,però, non c’è bisogno di andare a cercarle nei luoghi più disparati, anzi, i fatti più indicibili potrebbero star accadendo a pochi chilometri di distanza, proprio mentre si scrivono queste righe, come ci ha raccontato Agnieszka Holland in Zielona Granica (trailer), in Concorso alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia.
Siamo nell’ottobre del 2021, e lungo il confine bielorusso-polacco, il Green Border, tra le fitte foreste e i terreni paludosi, si erge un muro di filo spinato, che per i profughi provenienti dal Medio Oriente ha una sola connotazione: la porta per l’Europa, la via di fuga verso una nuova vita. La storia è scandita da capitoli che alternano i vari punti di vista: le vittime, il carnefice, l’aiutante, il civile, tutti uniti da un comune denominatore: l’orrore. Grazie all’ausilio del bianco e nero, la regista accentua la drammaticità di ciò che sta accadendo, ma crea anche una sorta di patina indispensabile per lo spettatore, per cui le immagini riportate potrebbero essere troppo difficili da sopportare.
L’approccio è una giusta via di mezzo tra la narrativa e il documentario, realizzato tramite una regia coraggiosa, dinamica, asciutta, che trasmette tramite i suoi piani sequenza tutta l’angoscia provata dai personaggi. Un affresco straziante, dunque, un manifesto di denuncia potentissimo contro la politica repressiva polacca che violenta, umilia e rigetta altri esseri umani e che attacca ferocemente Primi Ministri e capi di Stato coinvolti (facendone nomi e cognomi) senza risparmiare l’Unione Europea, di cui viene messa in evidenza la debolezza delle leggi sull’accoglienza.
Holland, che ha ricevuto una standing ovation e 11 minuti di applausi dopo l’anteprima in Sala Grande, ha affermato ai microfoni di Ciak: «I pericoli dell’oscurantismo, della violenza, dell’oppressione, del totalitarismo, sono stati epurati dall’agenda europea. Eppure questi pericoli non sono spariti e l’Europa, continente della libertà, dei diritti umani e della democrazia, rischia di scomparire se continua nelle scelte di oggi: diventerà una fortezza dove la gente verrà uccisa da noi stessi». Si tratta, con ogni probabilità, del film più politico di questa edizione della Mostra, un monito verso le generazioni future, alle quali è rivolto uno sguardo di speranza. L’auspicio principale è dunque che una pellicola come questa non solo sia d’ispirazione per altre, ma che possa essere fruita dal maggior pubblico possibile.