Hokage (in italiano Ombra di fuoco), è il trentesimo film di Tsukamoto Shin’ya, presentato all’Ottantesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in Concorso nella sezione Orizzonti. Il regista giapponese ha esordito nel 1986 con il cortometraggio Futsû saizu no kaijin, seguito nel 1987 dal suo primo successo Le avventure del ragazzo del palo elettrico, proiettato in modo indipendente in piccoli teatri, festival, arene e manifestazioni studentesche. Nonostante le risorse esigue e la distribuzione empirica, il film ha fortemente motivato il regista autodidatta ad intensificare i suoi sforzi per realizzare quello che è universalmente noto come il suo capolavoro: Tetsuo, del 1989. Da quel momento in poi la popolarità del regista è cresciuta esponenzialmente, permettendogli di lavorare con i grandi nomi dell’industria cinematografica giapponese e partecipando ai grandi festival.
Tsukamoto nel corso di quasi quarant’anni avrebbe portato avanti la saga di Tetsuo attraverso una trilogia che ha raggiunto ottimi risultati di botteghino assieme al dittico Nightmare Detective. La sua carriera, poliedrica ed affamata di storie molto diverse fra loro lo avrebbe spinto a sperimentare continuamente, cercando sempre nuovi temi e nuovi modi di raccontare il Giappone. Tra i titoli più emblematici meritano di essere ricordati Tokyo Fist, Bullet Ballet, Gemini, A Snake of June e Vital.
In questi ultimi anni, il regista si è concentrato più sui personaggi che sulle storie, migliorando il suo rapporto con gli attori e costruendo figure sempre più articolate e complesse in grado di rappresentare anche senza effetti speciali o tinte horror i propri incubi esistenziali. Questa concentrazione sui personaggi ci ha regalato storie più minimaliste, ma non meno inquietanti, come la maternità disturbante di Kotoko o la paranoia antropofaga del soldato giapponese Nobi. Ma anche i recentissimi e tormentati samurai di Zan ed ora i sopravvissuti all’olocausto nucleare di Hokage.
Il film ha un cast composto quasi esclusivamente da attori poco noti in occidente, ed è uno dei pochissimi se non il primo film in cui Tsukamoto non compare fra gli interpreti. Se questa scelta permette al film di eliminare il filtro della popolarità nel casting, che spesso può ridurre il coinvolgimento dello spettatore o la sua immersività nella trama, tale condizione è perfettamente opposta in Giappone dove i protagonisti sono tutti divi della televisione. In un segmento sconosciuto del Giappone, chiaramente devastato da un esplosione atomica, pochi reietti cercano di vivere di stenti ed un bambino incontrerà personaggi a metà fra spiriti e morenti con storie perturbanti di guerra e traumi devastanti.
La guerra in Hokage viene raccontata dal trauma e dalla nevrosi di chi l’ha vissuta, senza il filtro della retorica, ma concentrandosi solo sull’orrore del vivere o del sopravvivere ad una catastrofe nucleare. Il protagonista Tsukao Ouga, piccolo divo emergente in patria conosciuto per essere il protagonista dell’adattamento live action del manga Kotaro Lives Alone, regge la scena in modo esemplare. Meritano una menzione anche la favolosa Shuri, volto iconico di alcune serie tv giapponesi e unico personaggio femminile del film, e l’attore e doppiatore giapponese Moriyama Mirai.
Hokage è rarefatto e perturbante. Lo spettatore fatica a capire se alcuni personaggi contaminati dalle radiazioni siano vivi, morenti o spettri. Tsukamoto mette in scena un teatro di guerra composto da cenere e macerie; un Paese senza guida o identità che abbandona al dolore le proprie anime, dove conta soltanto la sopravvivenza o l’inedia.