Harmony Korine torna Fuori Concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con Aggro Dr1ft un film ripreso interamente con lenti termiche, probabilmente il primo caso nella storia del cinema. Korine non è certamente un regista nuovo alla sperimentazione tecnologica e la sua carriera di regista dimostra una notevole versatilità nella scelta e libertà dei formati. La sua carriera inizia ufficialmente nel 1995, collaborando con il regista indie Larry Clark, per cui scrive la sceneggiatura del folgorante e spietato Kids. Nel 1997 esordisce alla regia con il perturbante lungometraggio Gummo, sempre presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
Da quel momento in poi Korine viene associato ad un cinema di nuova generazione che esplora l’universo autoriale europeo riadattandolo alla cultura della strada della sua epoca. Nel cinema dell’irriverente autore statunitense convergono esponenti delle future generazioni di street artist, skater videomaker e attori di cinema indipendente nordamericano. Nel 1999 realizza il primo film americano aderente al movimento danese Dogma 95 fondato da Lars Von Trier, Julien Donkey Boy, interpretato fra gli altri dall’iconico regista tedesco Werner Herzog. Il vertice della sua popolarità, in ambiente festivaliero, lo ottiene con la sceneggiatura di uno dei film più odiati e amati del nuovo millennio, un film accusato di pornografia e soggetto a censure talvolta più estreme dei contenuti da sanzionare: Ken Park di Larry Clark.
Dopo la polemica sul film di Clark, Korine affronterà un periodo di depressione che lo spingerà verso il videoclip ed il video sperimentale, pur confrontandosi ancora con il cinema e presentando a Cannes da regista e sceneggiatore il melanconico Mister Lonely, con Diego Luna nella parte di un sosia non riuscito di Michael Jackson. Nel 2012 il regista rivoluziona stilisticamente il suo cinema, iniziando a giocare con colori più fosforescenti o acidi e creando un mondo del tutto diverso dai precedenti con il cult movie Spring Breakers – Una vacanza da sballo. Questo nuovo formato di opere trova nuove conferme nel 2019 con Beach Bum – Una vita in fumo interpretato da un incredibile Matthew McConaughey. Arriviamo dunque a questo nuovissimo Aggro Dr1ft, che per certi versi sembra proseguire il taglio dei film precedenti.
La storia di Aggro Dr1ft si svolge a Miami in uno spazio più ancestrale e luciferino, parallelo al mondo che conosciamo, dove i gangster, le stripper ed i sicari operano come demoni e sovrani di un inferno di morte e sesso governato da un padre oscuro chiamato Zyon, un po’ Zeus un po’ Lucifero, interpretato dal controverso trapper Travis Scott. Zyon è un nickname alquanto diffuso all’interno della comunità dei videogamer, sia per essere il nome dell’ultima città umana nella saga di fantascienza di Matrix, sia perché è il nome di un personaggio giocabile di League of Legends. Tutti i sicari, gli spacciatori ed i capi clan del crimine organizzato sono sostanzialmente figli di Zyon ed in suo nome possono decidere di sacrificarsi in duelli mortali senza esclusione di colpi. Anche in questo concetto il rimando al mondo videoludico si palesa fortemente.
Oltre a ciò, Zyon o Sion segnano dei contatti con la sfera religiosa, perché sono nomi che rimandano sia all’ebraismo che al mormonismo, anche se la messa in scena sembra suggerirci l’opposto. Sembra più verosimile, invece, che questo Zyon ed i suoi figli siano assimilabili in parte alla visione espressa nel rastafarianesimo, dove il mito ebraico del ritorno a Sion o Zyon venne adottato dagli schiavi afroamericani, che ne fecero una meta immaginaria a cui ritornare dopo la guerra civile. In qualche modo, Zyon è un paradiso per schiavi liberati in cui però qualcosa è andato storto e gli schiavi operano ora come gladiatori.
Il protagonista è un sicario imbattibile, dotato di una divisa che lo rende un quasi-supereroe. Svolge con cura la sua arte e protegge la sua famiglia dai pericoli del mondo esterno: un mostro, un Golia più pericoloso di lui che si protende come minaccia mortale creando una stato fra sogno e realtà in cui operano entrambi i rivali. Il femminile in Aggro Dr1ft è solo oggetto del desiderio maschile: che essa si mostri nella forma di madre, ninfa, schiava o stripper, non ha quasi mai il dono della parola e quando lo usa lo fa per elogiare il maschio o esprimere l’amore verso quest’ultimo.
L’esito dell’effetto delle lenti termiche è stato rielaborato attraverso il digitale, affinché i colori possano essere coerenti e calibrati fra loro e possano mostrarsi come tratti di una sorta di fumetto in movimento, dove la gamma cromatica caratterizza e racconta la scena filmata. Il titolo di testa rimanda chiaramente ai videogiochi indipendenti, quelli più ricchi di sangue ed i monologhi in voce off ricordano i testi di Elden Ring che restano ermetici e criptici per stimolare la riflessione del giocatore o spingerlo a sviluppare una propria lore sul senso del racconto. La proiezione stampa al Festival di Venezia di Aggro Dr1ft ha spaccato il pubblico a metà, tra chi è andato via prima della fine e chi è rimasto sino ai crediti salutando il film con una vera ovazione. È difficile riuscire a trovare una via di mezzo, per cui si invita lo spettatore a stabilire con la propria testa da che parte stare.