Presentato alla sezione Orizzonti della 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Trenque Lauquen (trailer) di Laura Citarella è orizzonte metafisico da fruire in lontananza e senza inutili pretese di razionalizzazione. Trenque Lauquen riprende quel sentore mistico che attraversa L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni e Viaggio in Italia (1954) di Roberto Rossellini e lascia che la sua rosa di personaggi navighi nell’oceano di dubbio e incomprensione.
La mastodontica opera di Laura Citarella usa il pretesto drammatico della scomparsa di Laura (Laura Paredes) per indagare, nella prima parte, l’effetto della sua dipartita sugli affetti e, nella seconda parte, la sua curiosa ricerca di un mistero. L’indagine nelle prime due ore di film sulla corrispondenza epistolare anni sessanta tra gli innamorati Carmen Zuna e Paolo Bertino condurrà Laura nelle ultime due ore a toccare le soglie di ciò che per l’umano è inaccessibile.
All’interno del più ampio quadro, Zuna e Bertino sono un MacGuffin che condurrà la protagonista al vero racconto e cuore del film. La prima parte è pertanto resoconto epidermico di un noumeno kantiano intravisto nella seconda parte e che la protagonista può toccare soltanto quando ella realmente scompare. Il viaggio tra i paesini limitrofi di Trenque Lauquen (Argentina) è un viaggio circolare per tutti i personaggi entro le nuvole dell’infranto. Tutte le strade conducono alla città di Trenque Lauquen, custode dell’occulto: ad esempio, Laura scopre qui le lettere dell’insegnante Carmen Zuna e, sempre qui, ella è testimone della comparsa di un essere extra-terrestre. La protagonista partecipa così tanto alla storia della maestra innamorata e “in fuga” fino a diventare ella stessa errante e alieno. L’ingresso nel mistero ha dunque il potere di provocare una sovrapposizione identitaria, fino a creare una poetica confusione delle parti e dello scibile.
Laura, proprio come l’Anna de L’avventura di Michelangelo Antonioni, avverte l’incomunicabile desiderio di scomparire senza dare plausibili spiegazioni; se però il maestro italiano “lascia andare” la dipartita dell’apparente protagonista per studiare l’ipocrisia e l’amore di Sandro e Claudia, Laura Citarella costruisce due resoconti di scomparsa in cui approfondisce tanto gli impotenti affetti di Laura quanto la stessa affascinante donna. Ed è in questo punto che il film di Citarella permette l’incontro tra l’opera di Antonioni e l’altrettanto capolavoro di Rossellini! Come in Viaggio in Italia l’erranza e la visione di corpi e macerie divengono tanto il riflesso della crisi coniugale di Katherine e Alex quanto lo specchio sofferto degli incubi personali della protagonista, allo stesso modo il peregrinare di Laura e la sua fuga danno voce sia alla crisi delle sue relazioni sentimentali che alle sue più intrinseche ossessioni. Laura è a tutti gli effetti l’indimenticabile fusione tra l’Anna de L’avventura di Antonioni, interpretata da Lea Massari, e la Katherine diViaggio in Italia di Rossellini, interpretata da Ingrid Bergman.
Lo spettatore rimarrà al medesimo livello dell’amante della protagonista, Ezequiel (Ezequiel Pierri), e del suo fidanzato, Rafael (Rafael Spregelburd). Entrambi gli uomini sono destinati a desistere fino alla passività più esasperata. Li vediamo insieme nel primo episodio, L’avventura, ricostruire il percorso senza linee fisse della donna amata. Negli episodi successivi li rivediamo cercare invano e separati una spiegazione: Ezequiel, ad esempio, rivive i ricordi della sua Laura; fa sempre domande cercando il più possibile di capire le risposte; sovrappone la sua immagine a quella dell’impotente Paolo Bertino che tanto soffre per la sua Carmen Zuna, perché scomparsa/fuggita anche lei. Gli uomini di Trenque Lauquen non possono conoscere e dovranno, inoltre, vivere col dubbio (mai chiarito) di aver provocato loro l’allontanamento della donna. Anche a noi osservatori non sarà concesso entrare dove la protagonista metterà piede… tutto rimane avvolto nel mistero, come se nulla fosse mai accaduto e come se Laura fosse realmente impazzita.