Roma, zona San Lorenzo. Un giovane ragazzo, Tarek (l’esordiente Yothin Clavenzani), è in attesa del tram. Sono le ventitre passate e le possibilità che il ragazzo raggiunga i suoi amici in breve tempo sono poche. Durante il forzato tragitto a piedi, viene contattato da questi ultimi per una richiesta: comprare dell’hashish. Arrivato nei pressi del parchetto verrà pedinato da un agente in borghese (interpretato da Edoardo Pesce), che dopo lo scambio illecito procederà all’arresto di Tarek.
Fulvio Risuleo non perde neanche un secondo per passare subito all’azione in Notte fantasma, terzo lungometraggio (da segnare anche l’età del regista, solo trentun anni) presentato alla settantanovesima della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti Extra. La capitale notturna sotto l’occhio del regista ci si presenta subito sotto un altro aspetto. Una Roma vuota, se non nei pressi dei locali. Le uniche persone che vi si aggirano attirano il nostro sguardo per la loro anormalità.
È una Roma fantasmatica, re-immaginata per ospitare questo insolito noir dalle incursioni comiche. E non ci vorrà neanche molto per il giovane protagonista per comprendere quanto l’agente Proietti abbia qualcosa da nascondere, magari un passato turbolento, spettri bipolari. Ad atteggiamenti pacati e comprensivi, infatti, si sostituiranno in men che non si dica attacchi d’ira e violenza fisica. Il viaggio però sarà lungo e di certo non potrà concludersi in commissariato. Qualcosa muove le intenzioni dell’agente a noi, e Tarek, ignoto.
Tecnicamente è impossibile non notare grande inventiva da parte di Risuleo. Ogni scelta è incredibilmente aderente alle intenzioni della sceneggiatura. Un punto a favore di rilievo, che mostra come ci sia consapevolezza e non una mera ricerca dell’inquadratura impressionante e del colpo d’occhio. Basti pensare alla scena iniziale, dove il preciso momento che precede il primo dialogo tra i due è inquadrato in un long take che vede Tarek in primo piano, con la macchina dell’agente che progressivamente arriva a fuoco. Una buona lezione di suspense e soprattutto di trasmissione del senso di inquietudine, provata in quell’istante da Tarek. E non mancano altre soluzioni del genere, come l’utilizzo di lenti tendenti al grandangolo nelle scene in macchina o del soft focus (la sequenza dell’incidente).
Se qualcosa sembra appunto emergere dal lato registico, qualcosa fuori dal comune e irreale, a partire dalla sopracitata visione “insolita” di Roma, è la scrittura che spegne i nostri entusiasmi. Dove ci si aspetterebbe un approfondimento del rapporto tra Tarek e l’agente Proietti (convincente la prova dei due interpreti) – due soggetti collocati ai poli opposti della società ma forse più vicini di quanto si pensi -, Notte fantasma preferisce adeguarsi su territori già battuti, frenare il lato più esagitato della vicenda (che si legava ad una particolare negazione del processo di crescita e trasformazione dei protagonisti) e scioglierci ogni dubbio sul rimosso dell’agente.