#Venezia77: Penggantian (Sostituzioni), la recensione

In un quartiere immaginario di Giacarta assistiamo ai cambiamenti nella vita di una famiglia giavanese fino alla trasformazione radicale delle loro abitudini religiose e culturali. Penggantian, co-prodotta tra Giappone, Germania e Indonesia, e diretta ed animata da Jonathan Hagard, è il risultato dell’unione di ricerche storiche con ricordi d’infanzia, dando dunque vita a un prodotto immersivo che raccoglie 40 anni di storia in 12 minuti di animazione.

Intorno allo spettatore si susseguono le stagioni, le pubblicità, gli usi e i costumi popolari, ma anche i simboli religiosi e spirituali fino all’avvento dell’estremismo mussulmano. Non è possibile capire le parole delle persone che si osservano e l’animazione nega anche la visione precisa dei tratti dei volti; ciononostante, queste ombre elettriche colorate testimoniano, nella loro semplicità e nei loro gesti quotidiani, la trasformazioni immensa di una nazione e la radicalizzazione della propria cultura. Un filmato intenso e gradevole, a tratti inquietante, che offre moltissimi spunti per riflessioni e considerazioni sociologiche e culturali.

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