“Ora il mio sguardo spazia su una vasta distesa di prati, e tutto è tranquillo. […] La muffa del grano, dell’erica, e quel Cielo infinito.”
Queste parole, scritte dallo stesso Vincent Van Gogh in una delle sue numerosissime lettere al fratello Théodore, epilogo del magnifico film-documentario Van Gogh: tra il Grano e il Cielo, racchiudono forse parte della complessità dell’animo di un pittore dalla vita tormentata, che con ogni pennellata cercava di imprimere nei suoi quadri il vero dolore, e mirava a toccare le corde dell’umanità, trasmettendo sensazioni che fossero familiari per l’osservatore, cose che poteva aver provato senza nemmeno accorgersene.
Evento cardine del documentario è la mostra alla Basilica Palladiana di Vicenza chiamata appunto “Van Gogh: tra il Grano e il Cielo”, curata dallo storico Marco Goldin e ospitante 40 dipinti e 85 disegni del Maestro, dati in prestito dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, in Olanda. Quest’ultimo, teatro di molte delle riprese del film, fu fatto edificare nel periodo tra 1935 e 1938 dalla più grande collezionista privata delle opere di Van Gogh, Helene Kröller-Müller, una delle donne più ricche d’Olanda, per omaggiare il lungo e travagliato percorso interiore che l’aveva avvicinata indissolubilmente al pittore.
L’intero racconto, narrato magistralmente dall’attrice Valeria Bruni Tedeschi, si snoda sia attraverso le lettere scritte dal pittore (la cui edizione critica si deve al curatore Leo Jansen), sia da quelle scritte dalla collezionista a Sam Van Deventer, con il quale instaurò una stretta relazione, che viene qui esposta dalla storica Eva Rovers.
È un viaggio tra i mutamenti della coscienza, alla ricerca dell’infinito da parte di entrambi questi protagonisti, attraverso i luoghi che segnarono la vita del pittore, tra Olanda e Francia. Lo spettatore si cala facilmente nei panni prima dell’uno, poi dell’altra, grazie anche (se non soprattutto) alla colonna sonora del giovanissimo Remo Anzovino, le cui note inseguono una perfetta armonia con il tono della storia, tanto da diventare parte integrante dell’esperienza. Menzione speciale merita anche il direttore della fotografia Lorenzo Giromini e il montaggio di Valentina Ghilotti i quali, diretti da Giovanni Piscaglia, sanno offrire immagini di paesaggi e opere che non risparmiano alcun particolare. Il sapiente uso della macchina da presa che, al pari di un pennello, riproduce fedelmente il movimento della mano dell’artista nell’atto di imprimere un tratto deciso e carico di colore sulla tela.
In anteprima mondiale nelle sale italiane, esclusivamente nei giorni 9, 10 e 11 Aprile, questo film evento darà la possibilità al pubblico di approcciarsi in modo nuovo e tragicamente ravvicinato ad uno dei pittori il cui stile sarà fondante per l’intera cultura del ‘900. Un pubblico formato non solo dai più appassionati e intenditori d’arte, ma anche dai “profani” che per circa 85 minuti avranno voglia di tuffarsi in un mondo fatto di passione, ricerca della conoscenza e, in modo sottile ma palpabile e approfondito, racchiude in sé il senso stesso dell’infinito.
di Valentina Longo