Nell’ultimo periodo il cinema italiano sta prendendo una piega interessante che punta sulla diversificazione del genere classico in direzione di analisi innovative dell’inesplorato. Difatti, proprio in questi mesi autunnali del 2021, in concomitanza con le due ricorrenze italo-statunitensi dei morti, si sta verificando un vero e proprio ribaltamento dei canoni consueti al pubblico.
Al centro del discorso converge il concetto di “mostro“, nelle sue disparate sfaccettature e al quale hanno attinto registi di vario stampo. Primo tra tutti Volfango De Biasi con il suo film in uscita il 25 novembre, Una famiglia mostruosa (trailer). Questa commedia distribuita da 01 Distribution racconta la storia di due giovani fidanzati, Adalberto (Cristiano Caccamo) e Luna (Emanuela Rei), uniti dal loro grande amore e da una piccola sorpresa. Adalberto decide quindi di compiere il grande passo, ovvero quello di presentare la sua compagna al resto della famiglia, decisamente particolare, misteriosa e alquanto tradizionalista. Durante il soggiorno, infatti, nel castello di famiglia del ragazzo, i due protagonisti andranno a scoprire i segreti di entrambi, tra cui la dubbia discendenza di lui e l’esistenza, fino a quel momento celata, di quella di lei. Riusciranno Adalberto e Luna ad arrivare fino in fondo alle dinamiche familiari dell’uno e dell’altro?
Una famiglia mostruosa è un film che decide, nella sua creazione, di farsi contaminare dalle influenze globali del mondo cinematografico. Queste partono ovviamente dal chiaro riferimento alla famiglia Addams, tanto amata per il loro fare eccentrico e divertente, fino ad arrivare all’uso del tipico “cinema di fascinazione” di Melies, come dichiarato dallo stesso regista. Scopo primo della pellicola è quello di riunire le famiglie nelle sale, parlando, in qualche modo, di quest’ultime. Infatti ogni famiglia ha i propri segreti e orrori, che un individuo conosce solo nel momento in cui entra nelle loro dinamiche interne.
Dunque il regista Volfango De Biasi, all’interno dell’intera vicenda, intende rappresentare con un tono leggero e umoristico ogni evento in modo del tutto verosimile, chiaro in ogni singolo e intricato intreccio che compone la quotidianità di un nucleo familiare, anche quello più stravagante. Invero la famiglia di Adalberto si compone di elementi “poliedricamente mostruosi”: due vampiri, rispettivamente il padre, il conte Vladimiro (Massimo Ghini) e la sorellina Salmetta (Sara Ciocca); una strega, Brunilde (Lucia Ocone), nonché madre del ragazzo; uno zio zombie analfabeta (Paolo Calabresi) e per ultima, ma non per importanza, l’immancabile nonna fantasma (Barbara Bouchet).
Una famiglia mostruosa si distacca dalle altre commedie italiane non solo per la sua comicità, a volte ammiccante a volte un pò troppo volgare, ma anche grazie al decisivo uso di effetti speciali. Questi donano un tocco fiabesco al film con la semplice presenza di gatti parlanti (Paolo Ruffini), licantropi, donne invisibili e specchi magici (Massimo Lopez). La pellicola va inoltre a mescolare, nella sua trama, diversi generi cinematografici, partendo da quello avventuroso, a quello vagamente horror, fino al già citato filone favoloso.
In Una famiglia mostruosa, come in ogni suo altro lavoro precedente, Volfango De Biasi analizza il concetto di diversità su chi, in apparenza, si presenta come un mostro e chi, invece, si rivela come tale. Vuole seguire il fil rouge di colui che è differente dalla società odierna, del suo modo di rapportarsi con essa. Pertanto il film mette a confronto due modelli discostanti di nuclei familiari: da una parte la famiglia nobile e altolocata di Adalberto, mentre dall’altra quella rozza e truffaldina di Luna (Lillo, Ilaria Spada).
Si crea così, lungo la pellicola, il l’alchimia contrapposta tra le due parentele, basate sull’incomprensione reciproca. Questa fa scaturire di conseguenza un effetto domino di situazioni imbarazzanti, costellate di azioni e battute comiche sopra le righe. Nel concatenarsi di una gag e l’altra, i due innamorati si scontrano costantemente con i propri genitori, infastiditi e imbarazzati dal loro comportamento oppressivo. In verità, esclusivamente mosse da un forte senso protettivo, di attaccamento profondo verso i propri figli, le due famiglie comprendono finalmente l’importanza di questa unione, con annessa la loro ibrida futura prole. Dopotutto, come ribadito dal regista quale morale del film: “Ogni famiglia è un pò mostruosa a modo suo”.