Le intenzioni contano, ma purtroppo non bastano. E anche se è a malincuore che mi ritrovo a parlare in questi termini di un film del quale condivido appieno gli intenti, è proprio a causa delle premesse, se non addirittura delle promesse fatte alla spettatrice, che la delusione al termine della pellicola è così cocente. Scritto e diretto da Emerald Fennell al suo esordio alla regia, Una donna promettente (Promising Young Woman, trailer) di promesse ne fa per l’appunto tante, peccato che sul finale sia anche in grado di disattenderle completamente tutte. Da certi film ci si aspetta inevitabilmente di più e quella che in altre circostanze, come spesso è successo, sarebbe stata considerata soltanto una macchia, in questo caso annerisce anche tutto il resto, costringendo chi guarda a riconsiderare retrospettivamente l’intero film.
Promising Young Woman si propone come una rivisitazione del rape&revenge, scegliendo però di abolire uno dei tratti più problematici del genere di exploitation: la spettacolarizzazione della violenza sessuale. Fin qui tutto bene, la partenza è ottima e mette in luce da subito i propositi della regista, che con un adrenalinico incipit ci introduce a quella che è a tutti gli effetti una critica alla cultura dello stupro, portata avanti peraltro con tagliente ironia. La protagonista (Carey Mulligan) è una donna la cui missione sembrerebbe essere quella di punire uomini che tentano di abusare di lei, ma è invece volta quasi alla rieducazione di questi individui. Cassie gioca infatti secondo le regole (da annoverare tra le pecche del film, visto il genere che – non del tutto, è vero, ma pur sempre – richiama) almeno finché non le si presenta l’occasione di vendicare la sua migliore amica.
All’adrenalinica sequenza iniziale che tanto aveva fatto sperare non segue però un altrettanto adrenalinico film. Una donna promettente ha infatti evidenti difficoltà nel mantenere il ritmo preannunciato, ma il vero problema della pellicola è principalmente un altro: il finale. Emerald Fennell compie una scelta che potrebbe sembrare coraggiosa se si astraesse completamente la sceneggiatura dal contesto nel quale è inserita. Ma se un’operazione simile risulterebbe complicata in ogni circostanza, per quanto concerne Una donna promettente ciò è praticamente impossibile. Prediligere il plot all’ideologia della quale il film è intriso non è solo un semplice errore, ma un vero e proprio tradimento nei confronti degli intenti iniziali e soprattutto della spettatrice. Non distanziarsi da un certo tipo di narrazione, ma anzi perseguirla, dandole un seguito, è una scelta che pesa eccessivamente a posteriori.
Intraprendere una strada senza il coraggio di percorrerla fino in fondo compromette tutto il cammino e costa a Fennell un film intero, nel quale poi è facile notare ulteriori debolezze, legate del resto al perpetuarsi di certe rappresentazioni stantie. Difatti troviamo sullo schermo ancora personagge incapaci di alleanze se non addirittura ostili fra loro, per le quali l’unico gioco di squadra possibile rimane passarsi una staffetta il cui prezzo è fin troppo caro. E allora, di rimando, l’unico commento possibile alla fine della visione resta: <<tu quoque, Emerald Fennel?>>. Tuttavia, nonostante spezzi il cuore trovare quanto detto in un film come Promising Young Woman, è con una certa dose di speranza che si guarda al prossimo lavoro della regista, perché questo è pur sempre un esordio, soltanto il primo tentativo di una donna che comunque, a conti fatti, sembra davvero promettente.