
Di stampo francese-lussemburghiano, Una barca in giardino (trailer) è il nuovo lavoro del regista francese Jean-François Laguionie, che si misura di nuovo, all’età di 85 anni, in una narrazione di un’altra epoca.
Anche questa volta, dopo i suoi ultimi lungometraggi Le stagioni di Louise (2016) e Il viaggio del principe (2019), il suo inedito prodotto, Una barca in giardino, si contraddistingue per la sua narrativa, chiara e pulita, di una storia comune, a tutti noi nota, di una famiglia qualunque. Un racconto costellato di piccoli intrighi, controversie e scoperte inattese, non solo su ogni componente del nucleo familiare, ma anche sui sogni nascosti e mai detti che li caratterizzano da tutta la vita.
Una famiglia francese degli anni ’50, composta dalla madre Geneviève (Coraly Zahonero), il padre Pierre (Gregory Gabedois) e il figlio decenne François (Elias Hauter), nonché il narratore della nostra storia, si cimenta in una nuova avventura: il progetto, il desiderio fin troppo atteso e mai realizzato, di costruire una barca. Un’aspirazione del padre e della madre totalmente inaspettata per il ragazzo, ma che ben presto si trasformerà, per tutti quanti, quale veicolo di qualcos’altro.
Dunque la barca, ma non una semplice barca bensì una fedele riproduzione della Spray, appartenuta storicamente al famoso navigatore ottocentesco Joshua Slocum, diventa il centro di tutta la famiglia, il punto nevralgico che inchioda insieme i fili delle loro vite. Non solo un mero oggetto costruito collettivamente per rincorrere una fantasia ormai diventata comune, ma anche un simbolo pregno di significato quale culla genitrice dei loro sentimenti e rapporti interpersonali.

Pertanto Una barca in giardino si esplica come intermediario tra la famiglia vissuta nel dopoguerra e quella che sta osservando il film sullo schermo, due tipologie separate ma non così distinte, in quanto quest’ultima si riconosce, a prescindere la distanza degli anni, nelle strette dinamiche, a dir poco complesse, della prima. Proprio per questo motivo, il film dimostra di essere familiare, accogliente, confortante e pacato, che accarezza il viso dello spettatore come una leggera brezza tiepida di una domenica soleggiata.
Una peculiarità accattivante incentivata, per lo più, dall’animazione mista della pellicola, di disegni chiaramente di ispirazione classica, bidimensionali e tratteggiati a matita, sovrapposti a una leggera manipolazione tridimensionale dei personaggi e movimenti di camera. Ispirato dalla sua infanzia, il regista Jean-François Laguionie ha voluto ricreare una storia favolistica ma reale, fatta di sogni e realtà, speranze e delusioni, accordi e litigi, tutti opposti nel perfetto equilibrio della vita.
Nella storia il giovane François scopre l’importanza di una passione, la navigazione e l’avventura, un amore condiviso con suo padre, che li porterà a lavorare fianco a fianco, smussando gli angoli dei loro caratteri spigolosi. Un desiderio che diventa quasi ragion di vita, fino a quando, passando dalla fanciullezza, all’adolescenza, fino a sfiorare l’età adulta, il percorso del ragazzo devia, si divide dal nucleo familiare appena saldato, per andare alla ricerca della propria identità.
Una barca in giardino è un film tranquillo, diverso dagli altri, che si ferma a pensare, con il suo ritmo placido e continuo, sugli intricati aspetti di una famiglia, distaccati e dissimili da membro a membro. Stessi membri che nelle piccole cose si ritrovano in un unico insieme, uno accanto all’altro, legati da un rapporto indissolubile.
Dal 13 febbraio in sala.