Un tranquillo week-end di paura (Deliverance, qui il trailer), diretto da John Boorman e tratto dall’omonimo romanzo di James Dickey, è approdato nelle sale statunitensi esattamente cinquant’anni fa. La pellicola appartiene all’era della Nuova Hollywood: un’epoca caratterizzata da sperimentazione, nuove modalità narrative divergenti dalle convenzioni classiche (più affini, in questo senso, al cinema europeo) e innumerevoli registi dalla forte impronta autoriale.
L’esperimento messo in atto da questo particolare film, il cui titolo originale può essere tradotto letteralmente come salvezza, liberazione o soccorso, risiede nella profonda riflessione che esso compie sulla violenza, una riflessione nuova e atipica per il cinema Hollywoodiano. Tre diversi tipi di violenza sono mostrati chiaramente sullo schermo ed esplorati a fondo dalle parole dei quattro protagonisti, ognuno di loro direttamente coinvolto.
Il primo delitto è un affronto alla natura. Il personaggio di Lewis (Burt Reynolds) è un uomo altezzoso e pieno di sé che tuttavia si dichiara consapevole della propria impotenza davanti alle leggi della natura: l’idea della gita in canoa è stata sua, apparentemente generata dal desiderio sincero di esplorare il fiume Cahulawassee prima che venga inondato per via dell’imminente costruzione di una diga. Nonostante ciò, Lewis uccide i pesci con il suo arco per il puro gusto di farlo, non per urgenza o necessità. Tali sono gli svaghi e i privilegi che gli uomini di città possono permettersi. La sua tracotanza lo porterà alla rottura del femore destro durante una discesa nelle rapide, e alla probabile perdita della gamba.
Il secondo delitto, quello più ovvio, è un affronto alla dignità dell’individuo perpetrato in due modi distinti, lo stupro e l’omicidio. I personaggi di Ed e Bobby (rispettivamente interpretati da Jon Voight e Ned Beatty), incontrano due sadici montanari durante una sosta: di conseguenza, Bobby viene brutalmente sodomizzato da uno di loro mentre l’altro costringe Ed a guardare puntandogli addosso una doppietta. Lewis riesce a salvare i suoi amici solo trafiggendo lo stupratore con una freccia e costringendo il complice a fuggire, ma ciò aggiunge solo spessore alla sua già enorme tracotanza. Scoccando la sua freccia, infatti, Lewis colpisce lo stupratore alle spalle e lo uccide senza esitazione, macchiandosi di omicidio. Diverse sequenze più tardi, Ed andrà alla ricerca del secondo montanaro e riuscirà ad ucciderlo, non prima di aver superato attimi di tremenda esitazione. Questo gesto lascia un segno indelebile nella sua coscienza: prima di affrontare la fatidica gita era un semplice padre di famiglia, ma ora è diventato un assassino.
Ed ecco dove entra in gioco il terzo affronto, rivolto contro la legge. Lewis ha ucciso uno stupratore, sì, ma non per difendersi. Anche se lo ha fatto per salvare un amico, si è comunque macchiato di omicidio e non può in alcun modo essere assolto per legittima difesa. Invece di costituirsi, Lewis usa il suo carisma per celare la codardia e convincere i suoi amici ad occultare il cadavere nonostante le proteste del quarto protagonista, Drew (Ronny Cox). L’occultamento del cadavere risolverà ben poco, e sarà l’ennesima causa di ulteriori dubbi e ansie dopo il ritorno dei quattro protagonisti alla civiltà.
Drew, il membro più assennato del gruppo, è l’unico che si dimostra totalmente indisposto a rimanere coinvolto nella violenza. La sua natura amichevole si palesa durante la scena più famosa del film, in cui partecipa ad un duello musicale con un giovane ragazzo del posto, sorridendo e divertendosi. Oltre a legittimare l’universalità della musica come forma d’arte e come mezzo di comunicazione, il duello rappresenta paradossalmente l’unico segmento di tutta la pellicola in cui tra gli uomini di città e i montanari si stabilisce un contatto non violento, un’intesa tra due mondi.
Per cui, il destino di Drew è segnato. L’unico membro del gruppo a non aver usato né ricevuto violenza è anche l’unico a morire cadendo nelle rapide (il motivo della sua caduta è volutamente non ben definito), mentre gli altri sono condannati a vivere come uomini sconfitti: Lewis non potrà più compiere avventure spericolate senza l’uso della gamba, Bobby sceglie di non rivelare a nessuno la violenza ricevuta, e Ed sarà perseguitato da incubi anche dopo il suo ritorno a casa.
Nel mondo violento di Un tranquillo weekend di paura possono sopravvivere solo i forti che commettono soverchierie e i deboli che non le condannano. L’unica salvezza per gli onesti e i buoni è una morte rapida.