La vita dei coniugi Simon (Jérémie Renier) ed Hélène (Bérénice Bejo, che abbiamo già visto ne Il materiale emotivo) sembra in apparenza perfetta: una sicurezza economica che permette loro di vivere al meglio, una figlia, Justine (Victoria Eber) di cui vanno fieri ed una famiglia presente. Il loro stabile equilibrio familiare comincia a vacillare quando decidono di mettere in vendita la loro cantina ad un uomo misterioso. Tutto cambierà quando il signor Jacques Fonzic (François Cluzet), un professore negazionista, si trasferirà nella cantina in questione e si insinuerà nella loro quotidianità.
Un’ombra sulla verità (trailer) è il nuovo film di Philippe Le Guay. Un thriller, non fine a se stesso, che si fa portatore di tematiche di rilievo, tra le quali spicca sicuramente l’antisemitismo. Una storia che si pone l’obiettivo di intrattenere e al tempo stesso di portare lo spettatore a riflettere. Ma questo connubio di intenti è stato davvero la scelta vincente?
Nella prima parte la storia non riesce pienamente a coinvolgere e, trattandosi di un thriller, questa difficoltà ad ingranare non è un punto a favore del film. I personaggi appaiono troppo perfetti, senza sostanza, così tanto patinati da arrivare a creare un senso di distacco con il pubblico. La mancanza di un legame tra personaggi e spettatori, assente già dall’inizio del film, non porta ad appassionarsi alle loro vicende.
L’opera di Le Guay si dimostra una grande occasione mancata. Attraverso il personaggio di Fonzic, il regista avrebbe potuto approfondire ulteriormente il tema del negazionismo, riflettere sull’importanza della storiografia. Invece rimane tutto in superficie. Le tesi dell’uomo che, avrebbero potuto aprire un grande dibattito, vengono risolte in maniera fin troppo moralistica e il risultato qual è? Che il negazionismo e l’antisemitismo vengono utilizzati come pretesto per creare un antagonista moderno che spaventi la borghesia e le sue convinzioni radicate. Cosa muove un uomo nel 2022 a mettere in discussione quello che è successo anni fa nei campi di concentramento? Cosa c’è nella mente di persone che negano un genocidio di massa? Non è quello su cui il film ha deciso di concentrarsi, prediligendo invece il punto di vista dei “buoni”, quello che conosciamo fin troppo bene.
La presenza di Fonzic mette in discussione i rapporti tra i due coniugi, solleva questioni non risolte tra di loro e nascoste in passato. Questo fa uscire fuori un lato oscuro dei due protagonisti del film. È interessante vedere come, due personaggi in apparenza così moralisti, così corretti e inattaccabili, comincino a trattare l’uomo come un reietto, uno scarto della società, diventando aggressivi. Una velata critica contro quella porzione di borghesia francese perfettamente celata dietro le apparenze?
Nonostante il film riesca in parte a portare lo spettatore a porsi domande, a dubitare di quello che vede e, in fin dei conti, anche a creare in lui una certa aspettativa (come ogni thriller in effetti dovrebbe fare), la conclusione risulta po’ affrettata e fin troppo prevedibile. Ci sono davvero vincitori e vinti in una storia che non ha saputo spingersi oltre la superficie delle cose?
Un’ombra sulla verità è un film che non arriva a stupire, una storia che poteva essere molto più coraggiosa ma che invece decide di aderire a soluzioni che ben conosciamo. E alla fine ci si chiede, un po’ con l’amaro in bocca se, nel film, questa famigerata ombra sulla verità ci sia mai stata.
Un’ombra sulla verità è al cinema dal 31 agosto