Il 23 giungo 2018 dodici ragazzi di una squadra di calcio tra gli 11 e i 17 anni e il loro allenatore restano bloccati nella grotta Tham Luang Nang Non, in Thailandia, a causa delle piogge monsoniche che ne hanno causato l’allagamento. 5000 persone, tra cui numerosi volontari provenienti da 17 paesi diversi e i Navy SEAL thailandesi, sono accorse per l’ operazione di salvataggio portata e termine il 10 luglio. L’evento è stato portato sulle schermo già due volte con The Cave – Acqua alla gola (Tom Waller, 2019) e il documentario The Rescue – il salvataggio dei ragazzi (Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarheliy, 2021).
L’infaticabile Ron Howard ha deciso di tornare sul soggetto nel suo Tredici vite (trailer), con l’intento di essere “il più autentico possibile”, da cui derivano anche la scelte di coinvolgere gli attori in prima persona nella realizzazione delle riprese subacquee e il ricorso alla lingua Thai, tenendosi lontano dagli standard fissati dal cinema hollywoodiano. Ma non solo. Il regista americano ha deciso di ampliare il proprio sguardo, moltiplicando i punti di vista interni alla vicenda nel tentativo di fornire una visione a 360 gradi.
Seguiamo dunque i responsabili dell’operazione di salvataggio, tra cui spiccano Richard Stanton (Viggo Mortensen) e John Volanthen (Colin Farrell), senza dimenticare l’anestesista Richard Harris (Joel Edgerton). Poi ancora il governatore che in realtà ha concluso il proprio incarico ma che viene costretto a rimanere nel caso servisse un capro espiatorio e a cui attribuire le colpe; i genitori dei ragazzi che attendono nella speranza che i propri figli riescano ad uscire sani e salvi; infine i volontari che si sono assunti il compito di drenare l’acqua nei campi dei contadini (con il loro consenso) per far si che non entri nella grotta.
E qui sta il primo problema. La parcellizzazione dei punti di vista non riesce mai a fornire uno sguardo d’insieme sull’evento perché tutto finisce per essere osservato sbrigativamente e superficialmente. Non si riesce mai a “percepire” realmente il dolore dei genitori e la loro frustrazione, né tantomeno quella del governatore costretto ad assumersi le colpe nel caso qualcosa vada storto, mentre ai 13 rinchiusi nella grotta per quasi 20 giorni è concesso troppo poco spazio sulla scena. E la seconda parte, tutta incentrata sul salvataggio dei ragazzi, finisce per annullare qualsiasi ricerca di un equilibrio tra le diverse componenti in gioco invece di farle convergere. Una narrazione seriale sarebbe stata più adatta per sondare tutti i risvolti che ha innescato l’episodio, mentre i 150 minuti del film risultano, alternativamente, o troppi o troppo pochi.
Ad ogni modo la volontà di rendere visivamente il senso di questa “guerra all’acqua”, condotta tanto all’interno della grotta quanto all’esterno (le scene dedicate al drenaggio), viene resa da Howard e dal montatore James Wilcox attraverso un uso esasperante del montaggio alternato, che dovrebbe anche garantire quell’alternanza di suspense e rilassamento fondamentale per mantenere alta l’attenzione di un pubblico che (almeno si suppone) già sa quale sarà la conclusione. Il risultato ottenuto è esattamente l’opposto di quello desiderato: un rallentamento del ritmo che finisce per sfiancare anche i meglio disposti.
Il fatto è che in questo Tredici vite c’è più o meno tutto quello che lo spettatore più smaliziato si aspetterebbe: celebrazione di un eroismo disinteressato (di marca per lo più occidentale, ma vi è ben poco da stupirsi visto che si tratta di una produzione americana), esaltazione della collaborazione tra persone appartenenti a culture differenti, riferimenti alla spiritualità thailandese e ai suoi miti (l’allagamento della roccia è in parte imputato alla rabbia della principessa Nang Non) con tanto di amuleti benedetti da santi a cui si guarda con scetticismo (ma alla fine chissà…). Un peccato considerando anche l’ampia disponibilità di mezzi e i nomi coinvolti, da Viggo Mortensen al direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom (braccio destro di Apitchapong Weerasethakul ma anche del Guadagnino di Chiamami con il tuo nome e Suspiria). Come direbbe qualcuno: film per i mangiatori di pop corn del Minnesota e della Brianza. Il rischio è che vadano di traverso.
Tredici vite è disponibile su Amazon Prime Video.