Di recente è sbarcata su Netflix la serie The Witcher (trailer) basata sul videogioco action RPG più venduto degli ultimi anni, che a sua volta deve la sua fortuna ai romanzi scritti sulle avventure di Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski. La trama non è immediatamente chiara in questo contesto seriale, poiché sin da subito Lauren Schmidt Hissrich, la showrunner, dà per scontato che lo spettatore sia lo stesso giocatore che la storia l’ha “vissuta” in prima persona. Errore? Sì da un lato, dall’altro è anche uno stile di presentazione degli eventi anomalo, che diviene apprezzabile con il proseguimento della visione.
Tre linee temporali, tre personaggi fondamentali che vediamo nascere, crescere ed evolversi lungo la durata della serie e che ci si chiede continuamente quando interagiranno tra loro, quando e se le profezie annunciate si avvereranno. “Quando” diventa la domanda che ognuno si pone anche a causa della durata di ogni episodio, 60 minuti pieni. I primi due episodi tendono a dilatare il tempo della narrazione e possono apparire più noiosi, ma dal terzo in poi si comincia a percepire tutta la magia del fantasy, la sua bellezza e la superiorità che mantiene rispetto agli altri generi quando è realizzato davvero con cura e dedizione.
Certo, alla serie non mancano piccoli difetti e presenta di certo notevoli differenze con l’esperienza videoludica, ma queste non comportano problemi. Uno fra tutti il nome del bardo, che è stato lasciato in polacco, “Jaskier” anziché “Dandelion”. Per il resto c’è molta più somiglianza con l’opera letteraria. Per chi invece è estraneo a questo mondo si possono osservare creature familiari se ci si è già approcciati alla saga de Il signore degli anelli o a quella di Harry Potter, così come ve ne sono di nuove, ad esempio la stessa “razza” a cui appartiene Geralt (Henry Cavill), rara perché quasi estinta.
Il fascino per ciò che è alieno ma allo stesso tempo simile all’uomo è ciò su cui ogni fantasy degno di nota si fonda, la sua forza è insita in questo, ovvero la fascinazione per tutto ciò che ci appare interessante poiché magico, sacro, violento e crudo. Ogni personaggio infatti è “grigio”, non è pienamente buono né cattivo, ha ambiguità morali che stanno alla base di un passato burrascoso e a volte, luttuoso. È qualcuno in cui ci si può rispecchiare. I mostri sono i nemici comuni da combattere ma le varie razze, bramose di potere si fanno guerra fra loro indebolendosi. Quest’ultima sembra una metafora della vita che Sapowski sta cercando di tramandare: non farci la guerra tra noi sebbene appartenenti a culture e luoghi d’origine diversi poiché siamo simili e l’unico nemico da combattere è la morte. Il tema politico che già in Game of Thrones (conclusasi appena lo scorso anno) era presente, qui ritorna esplorando contesti ancora più vasti e mantenendo una crudezza che nemmeno la serie HBO presentava per paura di non essere apprezzata o forse per un mancato consenso della rete.
Netflix porta a casa un prodotto che può essere definito fantasy per antonomasia, in quanto connotato da tutti gli elementi che necessita compreso un cast adeguato (anche fisicamente) ad interpretare i numerosi personaggi. Henry Cavill è Geralt di Rivia e su di lui non c’è nient’altro da dire, se non che è stato molto bravo ad interpretare un personaggio così controverso e turbato, mantenendo un’espressività neutrale o arrabbiata, sorridendo a stento e dando prove delle sue capacità atletiche. Ebbene sì, l’attore ha dichiarato al Jimmy Kimmel Live di non aver utilizzato stunts per il suo personaggio in quanto capace di poter fare tutto da solo, ma soprattutto desideroso di impugnare la spada dopo aver giocato personalmente all’ultimo videogioco uscito.
Professionalità, un buon budget per coprire le spese relative ai costumi, alle scenografie e agli effetti speciali fanno di questa serie Netflix il prodotto migliore del 2019 ed uno dei migliori di tutta la piattaforma, che si speri continui su questa linea vista anche la concorrenza sempre più spietata nell’angolo dello streaming. Dulcis in fundo, la serie è stata rinnovata per una seconda stagione.