“Is The Truman Show based on a true story?”. Questa è una delle prime domande che appaiono consigliate nella pagina web dei risultati di ricerca dopo aver digitato “The Truman Show”. Uscito per la prima volta nelle sale statunitensi l’11 giugno 1998 e in quelle italiane il 10 settembre 1998, viene tutt’oggi spesso descritto come commedia drammatica di fantascienza satirica. La storia narra di Truman Burbank, un trentenne comune con un matrimonio comune e relazioni d’amicizia comuni: insomma, una vita apparentemente comune. Qualcosa, però, si cela dietro quest’apparenza e Truman stesso ne è ignaro: il mondo in cui vive è, in realtà, finto. È un set costruito apposta per lui e le persone che lo circondano (dalla famiglia alla moglie, agli amici) sono tutte attori e attrici, parte di una gigantesca produzione televisiva che trasmette la sua vita in diretta tv dal giorno in cui è nato, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
“Cosa accadrebbe se creassimo un reality show in cui il protagonista nasce, cresce, vive in un mondo finto a sua insaputa, ignaro di essere circondato da attori invece che da vere persone e di avere milioni di spettatori che nel mondo reale lo osservano in tv giorno e notte?” Questa sembra all’incirca l’idea base di Andrew Niccol, che scrisse un trattamento intitolato The Malcom Show nella primavera del 1991. Nel 1993 Scott Rudin acquistò la sceneggiatura e ne diede il via alla produzione. Il progetto iniziale di Niccol era leggermente diverso nel tono rispetto a quello che ritroviamo nella versione finale del film. La storia era inizialmente pervasa da un’atmosfera particolarmente cupa e drammatica.
Al momento della scelta di regia, però, la produzione scelse di rivolgersi ad un regista esperto e dopo aver valutato nomi quali De Palma, Tim Burton e addirittura Steven Spielberg, firmò il contratto con Peter Weir, che scelse di sdrammatizzare la tragicità del progetto iniziale. Secondo Weir era necessario ricorrere ad un tono più comico e leggero per riuscire a far risaltare la gravità della storia. A tal fine, Weir volle rivolgersi a Jim Carrey per ricoprire il ruolo di Truman, facendo affidamento alla sua capacità di malleare la comicità.
Il risultato del progetto fu un film che rimane tutt’oggi tra i più longevi e meglio invecchiati della storia del cinema. Pare quasi banale proporre di leggere tra le righe del film somiglianze, parallelismi o messaggi per la società di oggi. Chiunque si trovi a guardare The Truman Show nel 2023 percepisce immediatamente l’attualità dei temi trattati, delle paure soggiacenti la storia e dei dibattiti che ne possono emergere. Così, evitando di elencare quelle che sembrerebbero a tutti banalità, possiamo soffermarci a riflettere su quanto non sia banale che una domanda come “Is The Truman Show based on a true story?” sia stata posta così tanto spesso da finire tra le domande frequenti dei motori di ricerca. Trovarci a chiedere se la storia raccontata in questo film possa essere una storia vera, infatti, è indubbiamente la conferma della vicinanza del racconto con il nostro presente e la nostra realtà, ma questo non è banale.
Ciò che è ovvio è il nostro sempre più vivo interesse per le storie distopiche, ancora più che per le storie fantascientifiche. Queste ultime, infatti, possono presentare anche scenari neutri, raccontare di futuri immutati, o magari prosperi, sperati, ottimistici. Ciò che sembra sempre più cogliere il nostro interesse (o forse borderline ossessione?), invece, è la distopia e ciò che non è scontato, allora, è chiedersi il perché. Sarà perché abbiamo sempre più paura di un futuro incerto? Sarà perché vediamo sempre più spesso elementi un tempo ritenuti distopici diventare realtà? Ciò che è certo è che una storia come quella di The Truman Show non dovrebbe farci sorgere il dubbio che si tratti di una storia vera, non dovremmo chiederci se stiamo assistendo ad una narrazione distopica o documentaristica, non dovremmo avere paura possa essere realtà.