Intimamente connessi con i nostri immancabili portable-devices e perennemente sperduti nell’incontaminato deserto dei big-data, siamo cowboys ipertecnologici perennemente impegnati a ricercare un’identità soddisfacente. Abituati da tempo a decentraci dal naturale mondo di relazioni interpersonali e a sopravvivere anche nel mezzo delle colonie intra-Internet, dimentichiamo saltuariamente quanto la nostra ordinary-life sia ormai costituita da costanti interazioni con l’altro elettronico.
Non ci accorgiamo quindi di essere spiritualmente vicini ai cyborgs di Blade Runner, in apparenza così perfetti eppure sottoposti anche loro all’enigmatica piaga e salvezza (allo stesso tempo) della morte. La necessaria identificazione con l’essere senziente dotato di parti metalliche indurrà lo spettatore a una lirica metamorfosi del corpo-mente organico, comportando così uno scioglimento della barriera-schermo e un’immersione improvvisa nell’esperienza di visione.
Seppur diverso per disposizioni e strutture, come il cinema, anche il videogame è un accattivante medium che opera secondo il tale intricato rapporto spettatore (gamer)-tecnologia e che vuole, pure esso, sensibilizzare lo sguardo del giocatore – ovviamente in un percorso di incessante interazione joypad-schermo – a svariate tematiche vivissime nel dibattito social culturale contemporaneo. Tra i tanti, il mastodontico The Last of us Part II (2019, trailer), sviluppato dalla Naughty Dog, approfondirà gli stratificati e poetici percorsi di Morte e Rinascita degli Eroi e del rapporto padri-figli, non mancando di sensibilizzare il nostro sguardo critico attraverso la trattazione di tematiche legate all’Integrazione, alle armi, al culto e all’universo LGBT+.
Il viaggio di Ellie (Ashley Johnson), protagonista vera e indiscussa della serie The Last of Us, in questo secondo atto è tripudio autentico e viscerale sulle radici dell’Odio e sulla sua dispersione, analizzato nelle sue molteplici sfaccettature dalle brillanti menti degli sceneggiatori Neil Druckmann e Halley Gross. Se il primo capitolo rappresentava l’ingresso della nostra eroina nel pericolosissimo mondo extra-ordinario di The Last of Us – Ellie è la chiave per trovare un antidoto contro il Cordyceps (un virus diffusosi su larga scala) e il gruppo paramilitare delle Luci è l’unico in grado di svilupparlo – questo secondo capitolo indaga il comparto archetipico dell’ombra della protagonista ormai diciannovenne, risvegliatosi a seguito di una tragedia così potente da smuovere il gamer e interrogarlo sul proprio vortice emozionale.
Evidente fin dalla prima ora di gioco, The Last of us Part II mostra un concentrato di personaggi caratterizzati da palesi cicatrici, fisiche ed emotive, derivanti dal primo capitolo e dalle conseguenze del suo clamoroso finale. Il primo fra tutti è Joel (Troy Baker), compagno di viaggio e padre spirituale di Ellie nel primo e secondo The Last of Us, che conclude il suo percorso di Eroe tragico, morto e risorto dalle ceneri del suo Odio. Egli ha attraversato le fasi della Caverna più profonda – il raggiungimento della consapevolezza di amare la quattordicenne Ellie come fosse sua figlia, nella sezione Inverno del primo capitolo – e del Ritorno con l’Elisir – il disperato salvataggio di Ellie da parte dell’ormai ex contrabbandiere comporterà, nell’Epilogo del primo capitolo, il “ritrovamento” della figlia perduta. Il costo di questa squisitamente egoistica “riacquisizione” sarà il dichiarare la più grande delle menzogne (Le Luci hanno smesso di cercare una cura).
Implacabile e toccante nella sua capacità di raccontare le macchie incerte e indelebili della Perdita, The Last of Us Part II è un puzzle ambientale e temporale di storytelling in stato di grazia. Di fatto, il sapore salato e devastante proveniente dal congedarsi di una persona cara penetra, come un ago, nella nostra pelle e frantuma il nostro corpo-mente in tasselli di differente grandezza e spessore, costringendoci dunque a lottare per ricomporre il disegno completamente nuovo della nostra identità.
Il viaggio di Ellie sarà infatti intervallato da flashbacks che vogliono informare gli affaticati gamers sulle radici dell’Odio di Ellie: il quindicesimo compleanno della ragazza, il giro di pattuglia nell’hotel abbandonato e la verità sulle Luci sono momenti di ineffabile calore e freddo che segneranno il doloroso e prematuro passaggio della protagonista dall’adolescenza all’età adulta. Mostrando tali flashback Druckmann e Gross colorano l’immensa drammaturgia del personaggio di Ellie, delineando così la traccia primordiale dell’Amore.
L’Amore sarà sentimento rivitalizzante e contraddittorio che, se schiacciato e lacerato, lascerà emergere la sua controparte di Odio; quest’ultimo, conseguentemente, ci catapulterà nella più tormentata delle vendette – questo vale sia per i padri che per i figli. Sarà, poi, dalla scoperta della verità sulle Luci e dall’ultimo contatto col Maestro dei Maestri che assisteremo alla più grande manifestazione dell’Amore di una figlia nei confronti di un padre: il perdono come ancora per un futuro che può essere prospero e felice (Joel ha mentito ad Ellie sulle Luci e ora tocca ad Ellie decidere il da farsi).
The Last of Us Part II è un saggio drammaturgico sulle qualità archetipico-emozionali degli esseri umani che non ci risparmia l’efferatezza degli scontri, a fuoco e per mezzo di oggetti contundenti, contro le fazioni umane e gli infetti di Seattle e Santa Barbara. Ambientato in un mondo post-apocalittico, l’ultima fatica di Naughty Dog ci trasforma in cacciatori che piangono per i compagni uccisi e che sono capaci di rivelare il primordiale istinto della sopravvivenza. In un’esegesi di Amore e Odio il viaggio di Ellie lascerà spazio anche alla maturazione di Abby (Laura Bailey), l’apparente nemesi della nostra protagonista, mossa da un passato altrettanto tempestoso.
Le azioni dell’inquieta Abby smuovono i sentimenti del gamer e solo all’ultimo comprenderemo quanto siano assolutamente “necessarie”, perché l’obiettivo della serie The Last of Us non è parlare di un personaggio in particolare quanto di mostrare l’estesa gamma di emozioni che affliggono i padri e i/le figli/e. In tal senso, le azioni di Joel Ellie e Abby non saranno diverse le une dalle altre, perché tutte sono mosse dai sentimenti che generano le guerre: l’Amore e l’Odio. In conclusione, The Last of Us Part II è un esteso romanzo di formazione che accende l’epica della battaglia tragica, ci costringe a mettere in dubbio le nostre azioni e dinamiche interiori, e si consacra capolavoro.
Un articolo molto interessante e soprattutto ben scritto. Complimenti all’autore.