Era il 2000 quando Takashi Shimizu scrisse e diresse Ju-on (traduzione: Rancore), un film horror destinato al mercato dell’home video che, visto l’incredibile successo che ebbe, non solo vide spuntare un seguito nello stesso anno, ma generò una saga, iniziata qualche anno dopo nel 2003, con Ju-on: The Grudge, il quale uscì anche nelle sale. Un anno dopo uscì il reboot statunitense, diretto dallo stesso Shimizu. Il coinvolgimento dell’autore originale (nell’ultimo capitolo del 2009 è il soggettista) ha permesso alla saga di “grudge” di congiungere le varie storie raccontate attraverso un’attenzione costante verso alcuni particolari. Non è certamente una saga priva di contraddizioni, ciò nonostante i film hanno analogie e anche un contesto in background (il fantasma ha persino un nome, Kayako Saeki, e un passato che le fornisce una storia e delle motivazioni). Questo nuovo reboot, invece, sembra ignorare numerosi particolari che rendono questa saga indistinguibile rispetto ad altri film horror.
The Grudge (trailer) è scritto e diretto da Nicolas Pesce, ma soprattutto tra i produttori c’è Sam Raimi, il quale ha curato la produzione anche del primo reboot statunitense del 2004. La trama ruota attorno a una casa infestata da fantasmi malvagi che si sono generati in seguito a un fatto violento. Chiunque entri in contatto con la casa verrà perseguitato dai fantasmi. La trama di questo reboot parte da un’idea interessante: il passaggio di testimone – per così dire – dal Giappone agli Stati Uniti, poiché il film inizia proprio con un personaggio perseguitato che si trasferisce, portandosi con sé la maledizione. Pesce mostra il fantasma malvagio sin da subito, forse bruciando alcune tappe necessarie o peggio, dando per scontate alcune informazioni che, invece, lo spettatore ignora. Questa scelta prematura riferisce l’intento del reboot: puntare sulle classiche scene jumpscare anziché affidarsi a una costruzione più sensata e ragionata del plot narrativo.
Dire che Pesce ignora completamente la saga originale sarebbe sbagliato, poiché sono presenti alcuni elementi caratteristici, come le scritte che fungono da approfondimento. Il problema è il livellamento che il film subisce in favore dello stile orrorifico tipico delle produzioni commerciali statunitensi, perché così facendo vengono trascurati alcuni elementi tipici della saga. Oltrepassando questa mancanza e analizzando The Grudge per il contenuto e la forma che offre, si trova un film horror mediocre che inciampa su più punti. Il problema maggiore è nella sceneggiatura, la quale utilizza dei flashback per mostrare le sorti dei vari personaggi che sono entrati in contatto con la casa infestata. È un’idea interessante, laddove alcuni capitoli della saga originale optavano per una divisione in capitoli. Il dubbio viene quando questi flashback tendono a creare disordine nella narrazione, anche se la cronologia degli eventi (sono flashback) non permette ai tempi di sovrapporsi. Sembra però che ci sia stata confusione addirittura nella scaletta delle scene, poiché alcune sono unite male, mentre altre scene rilevanti risultano inconcludenti. L’impressione iniziale quindi viene comprovata: The Grudge preferisce azzardare scene jumpscare anche illogiche anziché optare per uno sviluppo più coerente del plot narrativo.
The Grudge è da dimenticare, poiché non riesce a mostrare la propria personalità in nessuno degli elementi che propone, soprattutto in seguito ad alcuni film horror statunitensi degli ultimi anni che hanno saputo offrire esperienze più stimolanti.