In un campo da basket due fratelli si stanno allenando intensamente: il più grande gioca in difesa e, con continue esortazioni, spinge il più piccolo a dare il massimo per riuscire a batterlo. Una narrazione che ci immerge immediatamente nel clima competitivo tipico degli spokon (un termine giapponese che classifica i manga e gli anime ambientati nel mondo dello sport) ma che si apre anche a molto altro. Nella scena successiva, infatti, vediamo il piccolo Ryota respirare affannosamente tra le braccia del fratello maggiore, Sota, che lo loda con dolcezza. Una dimensione familiare molto intima che, inevitabilmente, viene spezzata dall’arrivo di alcuni amici di Sota che lo invitano ad andare a pescare con loro. La prima sequenza del film si chiude, dunque, con l’immagine della piccola imbarcazione che viene sospinta lontano dal mare mentre, dalla riva, Ryota urla al fratello di non volerlo vedere mai più. E, come si può immaginare da questo repentino cambio di registro, che passa dalla dimensione ludica a quella drammatica, il “desiderio” del più piccolo verrà presto esaudito.
Questo è l’incipit di The First Slam Dunk (trailer) film d’animazione scritto e diretto da Takehiko Inoue, autore del celebre manga Slam Dunk che, negli anni, è stato soggetto di molteplici adattamenti tra cui quattro film di animazione e numerosi videogiochi. Tra le operazioni più significative c’è l’omonimo anime, diretto da Nobutaka Nishizawa, composto da 101 episodi trasmessi per la prima volta in Giappone dal 1993 al 1996. La serie segue fedelmente la trama del manga ma si interrompe prima di arrivare al campionato nazionale interscolastico, che funge da epilogo alla storia. Ed è proprio qui che entra in scena The First Slam Dunk che, a distanza di ventisei anni dalla fine della serie, si incarica di mettere in scena la partita decisiva tra la squadra di basket liceale Shohoku e l’imbattibile Sannoh che, da anni, detiene il titolo di team campione.
La narrazione si svolge su due livelli: da un lato vediamo il percorso di crescita del protagonista, Ryota Miyagi, e tutti gli eventi che lo hanno portato a diventare il playmaker della squadra Shohoku; mentre dall’altro, viviamo in medias res la partita, in cui le sequenze di gioco dei protagonisti sono rese estremamente spettacolari dall’uso della colonna sonora ma, soprattutto, dall’animazione. Un’animazione “ibrida” quella voluta fortemente da Inoue, che utilizza sia il disegno a mano, tipico dell’ animazione tradizionale in 2D, che la CGI.
Dopo la morte del fratello maggiore, a Ryota non rimane che il basket. Questa passione/ossessione rappresenta l’unico modo che ha per sentirsi vicino a Sota ma, allo stesso tempo, batterlo una volta per tutte. Uno sport che diventa per lui un’ancora di salvezza ma anche una pesante zavorra che, anno dopo anno, si inserisce con prepotenza nel suo rapporto con la madre, rendendo le interazioni tra i due sempre più difficili. Questi due personaggi sono, infatti, uniti dall’incapacità di superare il lutto di quel fratello, e figlio, perfetto che era Sota. Una storia drammatica raccontata attraverso un mosaico di ricordi che si inseriscono nella narrazione presente (ovvero della partita in corso) attraverso continui flashback, più o meno lunghi.
Proprio tramite questi, oltre che al background del protagonista, Inoue introduce gli altri personaggi rendendo chiaro, anche a chi non è fan della saga, chi sono, quale è il loro ruolo all’interno della squadra e che rapporto hanno con Ryota. Tra loro spicca Hanamichi Sakuragi, colui che nel manga risulta essere il protagonista indiscusso, ma che all’interno del film, pur essendo un personaggio secondario, non perde il suo ruolo di “genio” della pallacanestro, come lui stesso si definisce più volte.
E’ solo nella dimensione della partita che ogni personaggio, a turno, ha i suoi 5 minuti di celebrità. Proprio come se, all’interno del gioco, ogni componente della squadra maturasse e cambiasse indissolubilmente in una partita che diventa, come spesso accade in questo tipo di narrazioni, metafora della vita stessa, una sfida a cui non ci si può sottrarre e alla quale è necessario dare il tutto per tutto.
In conclusione, il film si percepisce come una riuscita commistione di dramma e anime sportivo, aspetti che uniti riescono a dare dinamicità alla narrazione, la quale riesce a coinvolgere ed emozionare tutti.
Dal 10 maggio in anteprima, in versione originale sottotitolata. Dall’ 11 al 17 maggio in versione doppiata.