Presentato per la prima volta alla Festa del Cinema di Roma nel 2017 e distribuito poi nelle nostre sale a partire dall’agosto dell’anno successivo, “The End? L’Inferno Fuori” (qui il trailer) è un horror tutto italiano per la regia di Daniele Misischia. Attorno al film, prodotto dai Manetti Bros. e da poco inserito nel catalogo Amazon Prime Video (che ha provveduto a distribuirlo anche all’estero), si è sviluppato un forte chiacchiericcio che lo vedeva al centro di elogi per la sua elevata fattura qualitativa (in confronto agli standard nostrani) e per il coraggio propositivo di una produzione giovane. A nostro avviso, le entusiastiche critiche mosse, nella maggior parte dei casi, finiscono per tradire un’eccessiva euforia patriottica nei confronti di un prodotto tutto sommato mediocre. Sia chiaro, riempie di gioia in primis chi scrive il veder riaffacciare un progetto di conterranei in un settore che ora è quasi di esclusivo appannaggio hollywoodiano. Dopotutto, noi italiani per quanto riguarda l’horror avevamo una certa voce in capitolo nei decenni scorsi.
Tuttavia è altrettanto vero considerare eccessivo il definire “piccolo gioiello” (basta “scrollare” tra commenti e pareri nel web) una pellicola che tenta di trasporre un “Locke” (S. Knight, 2013) in salsa zombie-movie (anche se ufficialmente abbiamo a che fare con degli infetti). L’errore si manifesta a partire dalla stonata interpretazione di un fuori luogo, per i motivi sbagliati, Alessandro Roja, con il quale ci ritroviamo a stretto contatto nell’asfissia di un ascensore per i troppi, eccessivi 90 minuti di durata del film. Tom Hardy saremmo stati accoccolati sul sedile del passeggero ad ascoltarlo parlare di calce per intere ore, qui dopo la prima gradevole metà vorremmo buttarci in pasto agli infetti. “The End? L’Inferno Fuori” non riesce ad apportare nulla al genere, fallendo nel tentativo di rovesciare canone e punto di vista (il nome dell’azienda dove lavora il protagonista ovviamente non è casuale) e, di conseguenza, fallendo la ben più importante missione d’intrattenimento. Dopo un’iniziale iniezione di suspance e tensione claustrofobica, a prendere inesorabilmente il sopravvento sugli eventi è la noia, dalla quale non si scappa.
Il consiglio è sicuramente quello di non disdegnare la visione, perché supportare questo tipo di realtà è l’unico modo per continuare sulla strada giusta, che però appare ancora molto lunga.