The Electric State, la recensione: Un viaggio poco elettrizzante

The Electric State la recensione

Tratto dall’affascinante romanzo illustrato di Simon Stålenhag, The Electric State (trailer), l’ultima fatica dei fratelli Russo, si presenta come un’opera visivamente stimolante, ma che, purtroppo, non riesce a decollare oltre la superficie. Abbandonando le tonalità più cupe e malinconiche del materiale originale, i registi, già noti per il loro lavoro nell’universo Marvel, optano per un approccio più leggero e scanzonato, creando un mix di fantascienza e avventura che risulta, tuttavia, poco incisivo.

Ambientato in una versione alternativa degli anni ’90, il film ci mostra una società che ha subito un collasso a causa dell’uso eccessivo della tecnologia e delle conseguenze di esperimenti scientifici andati storti. Le macchine, un tempo integrate nella vita quotidiana degli esseri umani, si sono ribellate, portando a un conflitto che ha condotto alla loro ghettizzazione. La protagonista, Michelle (Millie Bobby Brown), un’orfana adolescente, intraprende un viaggio verso la Zona Interdetta, località dove sono stati esiliati i robot ribelli, per cercare il fratello scomparso, accompagnata da un robot di nome Cosmo e da Keats (Chris Pratt), un contrabbandiere dal cuore d’oro. 

Il mondo che i Russo ci presentano è ricco di riferimenti nostalgici, ma spesso appare poco plausibile; un collage di icone e riferimenti pop che attinge a piene mani dal repertorio degli anni ’90. I robot che popolano questo mondo, dall’aspetto amichevole e retrò, sembrano più usciti da un cartone animato di quel periodo piuttosto che da un universo futuristico credibile. La tecnologia avanzata è rappresentata da strumenti che, a causa della loro estetica datata, le conferiscono un’aria obsoleta, non riuscendo a trasmettere una vera sensazione di innovazione.

Le atmosfere nostalgiche, pur se visivamente accattivanti, si rivelano spesso vuote. I richiami a Spielberg e ai film per ragazzi tipici degli anni ‘90 sono evidenti: il tono avventuroso e il senso dell’umorismo ricordano classici come E.T. l’extra-terrestre e I Goonies. Tuttavia, a differenza di queste opere, The Electric State manca di introspezione e profondità emotiva. I personaggi appaiono piatti e privi di un vero legame emotivo; le loro interazioni sembrano più funzionali alla trama che realmente volte a creare una connessione tra loro, in un modo che ricorda più i mondi videoludici che una narrazione coesa. I robot, che avrebbero potuto portare una dimensione emotiva e complessa alla storia, sono ridotti a semplici elementi di intrattenimento, privi di un vero sviluppo psicologico. La mancanza di legami affettivi tra i personaggi rende difficile allo spettatore di rimanere emotivamente coinvolto nella narrazione. 

La recitazione di Millie Bobby Brown risulta spesso didascalica e priva di verve, non riuscendo né a valorizzare il personaggio né a catturare l’attenzione del pubblico. Allo stesso modo Chris Pratt, sebbene riesca a strappare qualche sorriso, sembra ripetere un copione già visto in altre sue interpretazioni. Il tentativo di veicolare un messaggio anti-tecnologico, seppur lodevole, si perde in una narrazione che scivola verso il cliché. La critica ai dispositivi che anestetizzano le coscienze umane si trasforma in una riflessione superficiale, incapace di esplorare le conseguenze devastanti di una società dipendente dalla tecnologia. 

In definitiva, The Electric State è un’opera che, perdendosi in citazioni nostalgiche, fatica a trovare una sua identità. Sebbene offra momenti di divertimento e sequenze visivamente spettacolari, manca di quella profondità e connessione emotiva che avrebbero potuto elevare la storia. La pellicola si rivela essere più un prodotto di consumo, adatto a un pubblico giovane in cerca di un intrattenimento leggero, piuttosto che un’opera di fantascienza in grado di stimolare una riflessione profonda. Per chi cerca un viaggio nostalgico e spensierato, il film potrebbe essere una scelta valida, ma per chi cerca invece qualcosa di più sostanzioso, ci sono altre opere che riescono a esplorare temi simili con maggiore efficacia.

Con un budget considerevole e grandi nomi coinvolti, ci si aspetterebbe di più da questo viaggio nel futuro distopico, ma, purtroppo, il film si perde in una narrazione poco avvincente, destinata ad essere dimenticata in fretta.

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