«Perché essere umani quando potremmo essere di più?». Questa la domanda cruciale che si pone Curt Connors (Rhys Ifans) e nella quale è racchiuso il movente di ogni sua azione. D’altronde The Amazing Spider-Man (trailer) sembrerebbe parlare tutt’altro che di esseri umani. Il desiderio disumano di creare un mondo senza debolezze di Connors, unito al desiderio umano di vendetta di Peter Parker (Andrew Garfield) si amalgamano in modo interessante in questo reboot della saga, che oggi compie dieci anni.
C’è, in verità, tanto di umano all’interno della storia di Peter Parker. Il giovane nutre un iniziale desiderio di vendetta generato dall’omicidio dello zio Ben (Martin Sheen), ma il percorso di crescita compiuto durante il film lo porta a comprendere l’importanza (e la responsabilità) dei suoi poteri, con cui può fare del bene prima che del male. C’è tanto di umano anche nella storia di Connors. Il sentirsi reietto, nonché ombra del padre di Peter, stimola il suo bisogno di rivalsa. Il braccio mancante dell’astuto scienziato non è solo una debolezza fisica, ma simboleggia anche quella psicologica, nonché un suo sentirsi incompleto senza il suo collega scienziato. I due personaggi compiono un arco di trasformazione inverso, con Peter che trae insegnamento dai suoi errori e con Connors che, al contrario, ne finirà vittima.
Immergersi nel mondo di The Amazing Spider-Man non è facile come sembra. Incombe, in ogni momento del film, la gigante ombra della trilogia di film di Sam Raimi. Chiunque possegga un minimo di conoscenza su quella che è la storia dell’uomo ragno, non può non fare dei confronti con la storia dell’eroe raccontata nei primi anni duemila. Spesso i confronti vedono trionfare le magistrali opere di Raimi e il perché è presto detto. Dal discorso tra Ben e Peter sulle responsabilità dei propri poteri (ben diverso e maggiormente approfondito nel film di Raimi) fino ad arrivare al bizzarro (anche se realistico) escamotage delle ragnatele che rovina un aspetto importante del morso del ragno, il film di Marc Webb sembra soffrire davanti ad alcuni snodi cruciali della storia di Spiderman in quanto supereroe.
Nonostante le già citate differenze con i film di Raimi, a cui potremmo aggiungere una scena di attivazione dei “poteri di ragno” molto più anticlimatica di quella vista nel film del 2002, The Amazing Spider-Man mostra un interessante restyling visivo sia a livello di inquadrature che di scelte in color correction, probabilmente necessario a dieci anni di distanza dal primo film di Raimi. Le scelte registiche sono semplici ma azzeccate, raggiungendo un buon livello soprattutto quando si sceglie di raccontare l’antagonista principale.
Conoscendo quello che è stato il futuro della saga, The Amazing Spider-Man rappresenta probabilmente il reboot meno convincente, ma ciò non toglie le tante qualità positive che la pellicola offre, mettendo in mostra una storia alternativa e interessante di uno dei supereroi più apprezzati al mondo. Quello del reboot è spesso un rischio nell’industria cinematografica, poiché pesano i confronti con i predecessori. The Amazing Spider-Man rappresenta questa casistica solo in parte, poiché si divincola dall’ingombrante ombra di Raimi attraverso una storia semplice ma convincente e delle ottime interpretazioni attoriali.