La notte di Halloween nei film horror è ormai diventata archetipica, mentre il giorno del Ringraziamento, celebrato il quarto giovedì di novembre, non si è quasi mai visto – recentemente c’è stato però un lungo episodio della serie Hulu Into the Dark proprio su questa festività. Delle celebrazioni del Ringraziamento ci arriva spesso una narrazione focalizzata sulla famiglia, l’abbondanza e la pace, nonostante ormai sappiamo tutti quanto questa festa sia macchiata di sangue. Nel 2007, a colmare in piccolissima parte questa distanza, ci pensano Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, che commissionano a Eli Roth un finto trailer da inserire nel loro dittico Grindhouse. Il film inesistente si intitola Thanksgiving (trailer) e oggi, sedici anni dopo, vede finalmente la luce.
Già allora, in realtà, si era parlato di trasformarlo in un film, proprio come è successo per un altro finto trailer dello stesso dittico, Machete. Grazie a Blumhouse l’opera diventa un lungometraggio a tutti gli effetti, che rende amorevole tributo a una serie di amatissimi classici dell’orrore, da Scream a The Texas Chain Saw Massacre, passando per Halloween – Thanksgiving si apre esattamente come il film di John Carpenter, con un long take in Steadicam che ci mostra la soggettiva di un personaggio che entra in una casa (inoltre questo omaggio costituisce un importante indizio narrativo). Ma per Roth, Thanksgiving è anche il film che stava aspettando di realizzare da tutta la vita: ne parlava già in adolescenza con il suo amico d’infanzia Jeff Rendell.
Il risultato di tanta attesa è uno slasher canonico, incentrato su un gruppo di sopravvissuti/e abitanti di Plymouth, nel Massachusetts, nota per essere la città del primo banchetto del Ringraziamento. Il lungo prologo, decisamente la parte migliore del film, mostra una rivolta in un megastore locale durante un Black Friday, in cui una folla frenetica di acquirenti in delirio prende d’assalto l’ipermercato RightMart alla ricerca di occasioni d’acquisto, lasciando dietro di sé una scia di vandalismo e morte. Un inizio sfavillante e profondamente divertente che si fa allegoria morale, sociale, politica e che sembra uscito direttamente dalle pagine di un Stephen King decisamente ispirato. Un anno dopo la tragedia, una serie di macabri omicidi sconvolge la comunità proprio mentre si prepara per il Ringraziamento. Allo stesso tempo, un gruppo di amici/che presenti alla fuga mortale di un anno prima e con un carico di responsabilità non indifferente, viene preso di mira attraverso una serie di misteriosi post sui social da parte di qualcuno che si fa chiamare John Carver – nome del primo sindaco della città – il cui volto è ora una maschera popolare, indossata durante il Ringraziamento.
I film slasher a tema Halloween e quelli a tema natalizio sono stati a lungo un punto fermo del genere horror, e con Thanksgiving Roth colma una lacuna con il suo solito tocco per nulla moderato, offrendo al suo pubblico un banchetto intriso di sangue, decapitazioni e uccisioni decisamente creative (ad esempio assistiamo a lame a forma di pannocchie di mais che perforano timpani o a batticarne che aprono teste). Le morti sono però anche pervase da un alone fin troppo sadico, che soddisferà un certo pubblico dell’horror, amante del torture porn, di cui Roth stesso è un antesignano. La struttura dello slasher qui è votata alla ricerca del colpevole, ma un aspetto decisamente interessante è come tutto risuona nel legame dello statunitense medio con questo tipo di festività. Gran parte dell’intrattenimento del Ringraziamento (una sorta di prova generale al Natale) sottolinea l’importanza della famiglia, della casa, dello stare insieme per contrastare il freddo e l’oscurità.
Questo tipo di film horror funziona perché ribalta tutto ciò che amiamo delle festività. Dare una svolta horror a tali ricorrenze offre però, a volte, un antidoto e, in alcuni casi, una tregua, presentando un’alternativa alla famiglia del Mulino Bianco e offrendoci storie dove le relazioni sono complicate, disordinate e fortemente sanguinolente. Thanksgiving è esagerato, ma anche più reale delle aspettative che Hollywood da sempre impone. Quindi, andate in sala e godetevi una gradita fuga dall’allegria natalizia che presto invaderà il nostro mondo.
Dal 16 novembre al cinema.
Articolo di Ilaria Franciotti