Nell’agosto 2020, in pieno periodo pandemico, vengono resi disponibili i primi episodi di Ted Lasso, sulla neonata piattaforma streaming Apple TV+. Ai suoi albori, a causa di una scarsa promozione e di una pressoché indifferenza verso i prodotti originali targati Apple, nessuno si sarebbe immaginato l’impatto culturale e il successo che avrebbe generato la serie. Arrivata alla sua naturale conclusione dopo tre stagioni, trentaquattro episodi, undici premi Emmy vinti (per ora) e altri innumerevoli riconoscimenti internazionali, possiamo invece affermare con certezza che la serie scritta da Jason Sudeikis, Brendan Hunt, Joe Kelly e Bill Lawrence, sia uno dei prodotti più interessanti e vincenti in ambito comedy che l’industria televisiva abbia proposto nel corso degli ultimi anni.
La storia di Ted Lasso (interpretato da Jason Suideikis), coach di football americano trapiantato in UK e improvvisato allenatore calcistico per l’ACF Richmond (squadra fittizia della Premiere League), ha saputo conquistare pubblico e critica attraverso semplici ma efficaci ingredienti: personaggi ben caratterizzati, una sapiente scrittura, capace di altalenarsi con accortezza tra il registro comico e quello drammatico, e la propensione sincera ad offrire allo spettatore dei messaggi sempre positivi e consolatori, ma mai banali.
In un momento in cui l’intera popolazione mondiale viveva una delle condizioni più drammatiche e impattanti della storia recente, Ted Lasso entrava nel panorama televisivo come uno spiraglio di sole, un inno ai buoni sentimenti, non per questo privo di una sua validità e originalità dal punto di vista tecnico e realizzativo. È vero, il 2020 ci ha donato prodotti televisivi di grande richiamo come Normal People o I May Destroy You, opere che sì, ci hanno appassionato grazie ai loro personaggi e ad una scrittura brillante, ma che allo stesso tempo chiedevano allo spettatore un coinvolgimento emotivo non indifferente. Ted Lasso, tuttavia, non ha mai rinunciato alle forti emozioni, alla ricerca della commozione da parte dello spettatore o al trattamento di argomenti complessi. La sua specialità però è stata quella di affrontarli e filtrarli attraverso la genuina bonarietà del personaggio protagonista.
Ted Lasso non è un personaggio immune ad avvenimenti drammatici, la sua storia è costellata da eventi più o meno incisivi (il divorzio dalla moglie, le crisi di panico, la lontananza dal figlio) che vengono narrati con una certa durezza e sincerità. La forza della serie è stata però quella di bilanciare questi momenti, spunto di analisi e crescita per il protagonista, ad altri di natura più leggera, aderenti al genere della commedia, volta a trovare sempre una soluzione, una genuina attitudine alla positività. «Believe » è il mantra della serie, ciò che insegna il cartellone sgangherato che il coach Lasso attacca col nastro adesivo all’interno dello spogliatoio. «Credici », un consiglio semplice ed efficace che esorta i personaggi della serie e lo spettatore a trovare sempre un lato positivo, un silver lining, un insegnamento da trarre anche dopo gli eventi più drammatici, che siano essi una cocente sconfitta in campo, un avvenimento personale, un’incomprensione.
“Non si tratta di me, non è mai stato così”, questo il commento di Ted alla bozza del libro reportage sul Richmond del giornalista Trent Crimm, incitandolo a cambiare il titolo da «The Lasso Way » a «The Richmond Way» . Perché Ted Lasso non avrebbe fatto breccia nel pubblico se non fosse stato grazie a i suoi personaggi: dalla proprietaria della società Rebecca (Hannah Waddingham), al burbero Roy Kant (Brett Goldstein), dall’egocentrico Jamie Tartt (Phil Dunster) alla spumeggiante Keeley Jones (Juno Temple) e così via, la forza di questa serie è la coralità, l’affresco di personaggi e umanità che riesce a tratteggiare.
L’unione che fa la forza e le dinamiche fraterne tra i personaggi, rimandano ai valori più nobili e puri dello sport. Ted Lasso è una serie che di calcio parla poco, o quantomeno non basa sulle sue fondamenta le dinamiche sportive o i tecnicismi del caso, utilizza il suo mondo come sfondo, come metafora per inglobare il suo groviglio di storie. La squadra come insieme di mondi unici ed eccezionali, come luogo di conforto dove tornare e trovare risposte, confrontarsi con l’altro. Ted Lasso nel corso delle sue tre stagioni ci ha trasmesso questo e molto altro, una coccola allo spettatore che mancherà, ma che comunque ha trovato una degna conclusione nel suo emozionante e soddisfacente finale.
Tutti gli epodi di Ted Lasso sono disponibili su Apple Tv+