TAYFUN PIRSELIMOĞLU AL FESTIVAL DI PESARO: L’IDENTITÀ IN TURCHIA

Il tema dell’identità perduta, ricercata e reclamata è la metafora della Turchia contemporanea.” Così Tayfun Pirselimoğlu ha parlato del suo ultimo film I’m not him (2013), in occasione del conferimento del premio per la miglior sceneggiatura, assegnatogli nel contesto dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. È proprio l’identità il fil rouge comune a tutta la filmografia del regista, presentata nella rassegna dedicatagli, curata da Giovanni Ottone, nell’ambito del corrente Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Pirselimoğlu, forse sempre alla ricerca di una propria strada, non si lascia definire né etichettare: artista polimorfo, romanziere, pittore e regista, ha completato ad Ankara i suoi studi di ingegneria, probabilmente imposti dal padre.
Nato nel 1959 a Trebisonda, Pirselimoğlu appartiene alla terza generazione di registi turchi, una generazione autodidatta che lavora con piccoli budget, spinta dalla volontà di raccontare la società turca. Pirselimoğlu ha coscienza di questo mondo in tutta la sua interezza, descrivendolo attraverso uno sguardo antropologico e analizzandone tutti gli strati senza preoccuparsi di portare sul grande schermo delle realtà non convenzionali ed emarginate della Turchia, come la periferia, le donne o i suoi personaggi che, come  ha detto Giovanni Ottone, presentando la rassegna, sono spesso anti-eroi.
tayfun
Lunedì 22 giugno infatti è stato dato il via alla retrospettiva sul regista di Trebisonda con la proiezione dei suoi primi due lavori: il cortometraggio My uncle (1999) e il lungometraggio Innowhereland (2002). Se My uncle è un’ironica e fantastica fiaba moderna dal sapore romantico, il secondo è una drammatica denuncia delle misteriose sparizioni che avvengono ancora oggi in Turchia per motivi politici. Dallo sguardo ingenuo, infantile e sognatore di un bambino che ammira il folle zio ossessionato dal volo, del cortometraggio, si passa a quello consapevole di un uomo che racconta la storia di una madre, alla disperata ricerca di un figlio, scomparso da un giorno all’altro. Tra momenti di illusione, false piste, crude verità e deludenti scoperte, Innowhereland è un film che parla direttamente al pubblico, senza veli, senza paura di mostrare la realtà della Turchia contemporanea, dove il film è stato censurato.
In entrambi i film emerge dallo sfondo la costruzione di un’identità: nel cortometraggio, la formazione di un bambino, attraverso lo scontro delle sue fantasie con la realtà; nel lungometraggio, la presa di coscienza da parte di una madre della perdita di un figlio, il suo viaggio di ricerca che è anche percorso interiore. Se Innowhereplace appare ancora una pellicola didascalica, i lavori successivi di Pirselimoğlu sono pieni di densi silenzi, di non detto e di non agito che sottendono discorsi politici. Fino ad arrivare a I’m not here, la storia di un uomo che prova a prendere il posto e la vita di un altro, i suoi personaggi sono vagabondi, che si muovono in film dai tempi lenti, dalla fotografia studiata, in cerca di una propria individualità.
La retrospettiva terminerà venerdì 26 giugno con l’incontro con il regista, seguito dalla proiezione presso il Teatro Sperimentale di Pesaro di I’m not him, realizzato insieme al greco Andreas Sinanos, direttore della fotografia, già collaboratore di Theodoros Angelopoulos.

 

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