Sakoi Masayuki esordisce alla regia (dopo un passato come storyboarder coinvolto in progetti del calibro di Wolverine e Full Metal Alchimist) per il primo anime spin off (trailer) del fortunato franchise di Sword Art On Line. Il racconto si colloca fra la fine della seconda stagione e l’inizio della terza e presumibilmente prima del film della serie madre. L’ambientazione è il gioco Gun Gale Online in cui si svolgeva il primo arco narrativo della seconda stagione della serie SAO. Alcuni personaggi della serie di origine vengono citati, ma si evitano connessioni dirette a parte qualche easter egg nascosto in alcune scene secondarie della seconda stagione di SAO che può facilmente passare inosservato.
La storia è quella di Kohiruimaki Karen (nome avatar: Llenn), una studentessa universitaria nata in provincia e trasferitasi a Tokyo per ragioni di studio. Karen vive da sempre un forte senso di inadeguatezza a causa della sua altezza superiore alla media e il suo fisico statuario, sceglie pertanto di esistere in realtà virtuale nella forma di una bambina minuta e bassa che va sempre in giro in tuta mimetica rosa con un mitragliatore del medesimo colore ed efficace a distanza ravvicinata che chiama “P-chan” (come il maialino nero in cui si trasforma il guerriero Ryoga Hibikin del fortunato anime Ranma ½). Llenn affronterà diverse missioni militari dimostrando il suo talento e la sua pericolosità e guadagnandosi il nome di “Demone rosa”, ma la sua vita comincerà ad essere realmente condizionata solo dopo l’incontro con la sadica guerriera Pithoui, la cui vera identità ci sarà svelata solo all’ultima puntata e che rappresenterà il fulcro narrativo della serie intera.
Un prodotto fortemente e piacevolmente femminista che introduce nuovi argomenti sulla condizione della donna in rete ed in realtà virtuale e concentra la sua attenzione sulla questione della cyber identità. Fortemente diverso dal suo prodotto di origine questo anime punta sul divertimento canzonato e tende ad alleggerire tutti i toni drammatici a cui SAO ci ha abituati, fornendo una chiave di lettura più leggera e talvolta perfino demenziale. Il punto di forza della serie è proprio la linea femminista, molto interessante se comparata alle problematiche del femminile nel Giappone moderno.
Merita una lode anche l’ampio spazio che si dedica alla libertà di espressione in realtà virtuale ed alle tematiche gender liquid: le allusioni ed i giochi di parole sono tantissimi. Il vero punto di forza di questo spin off di SAO è la capacità di costruire una parodia dell’originale senza mai sbavare, mantenendo una coerenza narrativa e strutturale abile a permettere la piena integrazione nell’universo SAO nonostante la sua natura chiaramente più colorata.