“Qui è Raffaello dal quale, quando era vivo, la natura temette di essere vinta, ma ora che è morto, teme di morire”. Per i cinquecento anni dalla morte del grande artista Rinascimentale (avvenuta il 6 aprile 1520), Sky ci ripropone il docufilm del 2017 Raffaello – il principe delle arti (qui il trailer). Produzione Sky e Magnitudo Film, in collaborazione con i Musei Vaticani, regia di Luca Viotto. Primo film della trilogia di Sky dedicata ai tre grandi artisti del Rinascimento, cui seguono Michelangelo: Infinito e Io, Leonardo (qui la recensione). Il film è stato anche trasmesso alla mostra Raffaello (1520 – 1483) nelle Scuderie del Quirinale a Roma (5 marzo – 30 agosto 2020).
Girato fra Urbino, Firenze e Roma, il film ripercorre tutte le tappe della vita di Raffaello (impersonato da Flavio Parenti). Accurate ricostruzioni storiche ci permettono di rivivere alcuni momenti principali della vita dell’artista. Partendo dal lavoro nella bottega del padre (per la quale la produzione ha potuto sfruttare gli ambienti reali in cui il giovane artista è cresciuto), per passare poi al soggiorno fiorentino, dove ci viene mostrato anche l’incontro con un altro grande genio del Rinascimento, Leonardo Da Vinci (Fabrizio Jovine). Sarà però il soggiorno dell’urbinate a Roma a svolgere un ruolo principale nel documentario: proprio a Roma il ragazzo prodigio raggiungerà una maturazione artistica senza precedenti nella storia dell’arte, elevandosi ad artista divino, a principe delle arti.
Ottima scelta quella di non mostrare solamente il lato professionale di Raffaello, ma anche quello sentimentale. Assistiamo infatti al momento in cui, soggiornando a Roma, Raffaello si innamora di Margherita Luti (Angela Curri), giovane fornaia di Trastevere alla quale egli dedicherà tutta la sua vita. A lei sono dedicati due dipinti: la Fornarina e la Velata, accuratamente discussi ed analizzati nel film.
Straordinarie anche le descrizioni delle opere d’arte sul versante documentaristico, narrate dalle voci di grandi esponenti del mondo dell’arte. Sono presenti nel film il prof. Antonio Paolucci (ex direttore dei Musei Vaticani) ed il prof. Antonio Natali (ex direttore delle Gallerie degli Uffizi). Vengono analizzati poi non solo i più grandi capolavori dell’artista, ma anche le sue opere meno conosciute, dandoci la possibilità di comprendere nel dettaglio la sua produzione d’arte.
Tra le varie sezioni storiche, il film ci offre un’accurata ricostruzione dell’aspetto della Cappella Sistina prima che Michelangelo vi dipingesse il Giudizio Universale. Durante questo periodo Raffaello progettava una serie di arazzi per le mura della Sistina. La scelta dei modelli di ricostruzione dei vari ambienti del film si è ispirata ai dipinti dell’800 raffiguranti l’artista. Scelta molto azzeccata che ci permette di osservare Raffaello non solo in chiave storica, ma anche ricoperto di una lieve patina romantica. Per replicare in scala alcune opere di Raffaello, la produzione si è servita dei maestri della bottega Tifernate a Città di Castello, i quali hanno potuto rendere olio su tela opere come la Gioconda e la Velata. Queste riproduzioni molto convincenti ci danno la possibilità di assaporare la bellezza dei dipinti originali anche nelle ricostruzioni storiche.
In sostanza il documentario presenta un ottimo apparato narrativo, che segue in maniera precisa la vita dell’artista, permettendoci di scoprire il grande genio fin nelle sue intimità affettive. Un film appassionante che, tramite l’alternarsi di genuine scene di vita e lezioni d’arte, ci offre la possibilità di avvicinarci alla straordinaria vita di uno dei più grandi artisti della storia dell’umanità.