Con Song’e Napule (qui il trailer), dopo essersi cimentati con la fantascienza e con l’horror nell’Arrivo di Wang e in Paura, i fratelli Manetti continuano la loro sperimentazione sui generi cinematografici. L’opera, distribuita nelle sale italiane nel 2014, è a metà tra il poliziesco e la commedia.
La trama segue le vicende di Paco Stillo (Alessandro Roja), giovane napoletano diplomato in pianoforte al conservatorio, molto talentuoso ma disoccupato. Su insistenza della mamma e grazie alla raccomandazione di un noto politico locale, riesce ad entrare nella Polizia dopo un divertentissimo colloquio con il questore Vitali (Carlo Buccirosso), prestando servizio come addetto al deposito e smistamento di merci sequestrate. Viene notato, un giorno, dal commissario della squadra anticrimine Cammarota (Paolo Sassanelli) mentre suona un pianoforte, parte di una refurtiva sequestrata alla camorra. Senza mezze misure il commissario, un tipo pratico e uomo d’ azione, riesce a trasferirlo nella sua squadra con l’intento di farlo inserire nella band del cantante neomelodico Lollo Love (Giampaolo Morelli), per rimpiazzare il tastierista che si trova agli arresti. L’intento di Cammarota è quello di approfittare del concerto che Lollo terrà al matrimonio della figlia del camorrista Gennaro Scornaienco per catturare il latitante e sanguinario killer Ciro Serracane, detto “O’ fantasma”perché nessuno l’ha mai visto in volto, utilizzando Paco come infiltrato. È così che Paco è costretto a vestire i panni del nuovo tastierista, con il nome d’arte Pino Dinamite, e tuffarsi nel mondo della musica neomelodica, parecchio lontana dai suoi gusti. Inizialmente a disagio, imparerà ad interagire con il mondo della napoletanità che non sente proprio ed instaurerà una forte amicizia con Lollo Love, il non plus ultra del cantante neomelodico ma buono e onesto di carattere, e si innamorerà di Marianna (Serena Rossi), la sorella di Lollo.
Impossibile in questo film non riconoscere l’impronta dal gusto pop dei fratelli Manetti. Sono numerose le citazioni al poliziesco italiano anni ’70: la colonna sonora composta da Pivio e Aldo De Scalzi che accompagna le scene del film e la scena dell’inseguimento finale a bordo di una Alfa Romeo Giulia per i vicoli di Napoli ne sono chiari esempi. Al contrario la regia ha uno stile decisamente moderno, costituito da camera a mano, ralenti e montaggio serrato.
Ottime le interpretazioni di Alessandro Roja e Giampaolo Morelli, passato da ispettore Coliandro a cantante neomelodico Lollo Love, interpreta un personaggio memorabile per la sua simpatia. Sovrano assoluto di eserciti adoranti di “cuoricine”, le sue fan, che gli telefonano di continuo e alle quali risponde fino allo sfinimento. Lui ha una parola dolce per tutte, vuole bene a tutte. Ci mette il cuore Lollo, e non esita un solo istante a trasformarsi in paladino anti-camorra: del resto smontare l’equazione neomelodico = camorrista è uno degli obiettivi del film.
Difatti Song’e Napule è da considerare una vera e propria dichiarazione d’amore per la città partenopea nella quale viene esplicitata la bellezza ma non viene nascosto il degrado tanto nelle immagini, quanto nella sceneggiatura. Il film descrive tutte le facce del bellissimo e disperato capoluogo campano attraverso i suoi personaggi: Paco è quello che agli occhi di molti sembrerà l’eccezione, un ragazzo colto e delicato che si trova fuori posto in quella discarica a cielo aperto, considerata da lui così più per delusione che per reale convinzione; il commissario Cammarota è la rabbia e la voglia di giustizia che quel golfo cerca, mentre Lollo Love è il folklore popolare e puro, eccessivo, colorato, cafone ma infondo buono e leale. Come nel caso dei protagonisti anche le immagini girate dai Manetti Bros. non nascondono nulla della città partenopea: la bellezza dei suoi panorami, i vicoli sporchi, la violenza dietro gli angoli, la corruzione e la paura.
In Song’e Napule i Manetti si mostrano capaci di gestire alla grande sia i momenti di tensione (si pensi alla sequenza ambientata al matrimonio) che quelli maggiormente volti alla risata, intrattenendo a dovere lo spettatore odierno, ma, allo stesso tempo, accarezzando anche il cuore di quello nostalgico che sogna il ritorno di una produzione di genere tricolore tramontata da troppi anni.