“Fermare” il jazz con la macchina da presa non sembra affatto cosa semplice, così come rappresentarne in un film i battiti, i sospiri, il fluire da un’emozione all’altra sulla pelle dei personaggi, rendendoli espressione della sua libera vitalità, nel bene e nel male. Uno che potremmo dire esserci riuscito è senza dubbio Damien Chazelle, già autore di Whiplash (2014) e La La Land (2016), che insieme a Houda Benyamina, Laïla Marrakchi e Alan Poul, si è occupato di dirigere per Netflix The Eddy (trailer), nuova serie disponibile sulla piattaforma dall’8 maggio. Nata dall’idea di Jack Thorne, con le composizioni musicali di Glen Ballard e Randy Kerber e un cast artistico internazionale, viene messa in atto una trama drammatica che ha la musica come stella polare.
Elliot Udo (André Holland) è un musicista e proprietario di un jazz club parigino chiamato “The Eddy”, e sua figlia Julie (Amandla Stenberg) è appena arrivata da New York, città dove anch’egli ha abitato prima di separarsi dalla moglie. Sono quindi due capitali internazionali del jazz a fare da sfondo alla vita personale di Elliot (e poi di Julie), distinta in due grandi fasi: una newyorchese, lontana e appena suggerita, che rappresenta un passato di unità familiare ed economica, contrapposta a quella attuale, a Parigi, dove c’è la nuova vita da ricostruire. Non è però una Parigi idealizzata a fare da scenario agli eventi, ma popolare, multietnica, aggrappata alla realtà, spesso marginale, romantica dentro e non fuori. Tra le pieghe di questi angoli urbani si insediano anche alcune attività criminali, da cui Elliot si ritroverà inaspettatamente preso di mira, insieme al suo locale. Difenderlo significherà per lui proteggere sua figlia, la sua band, le amicizie e conoscenze che vedono nel “The Eddy” una seconda casa. In altre parole, tutto ciò che ha nella vita.
Ogni episodio si appoggia su un personaggio diverso, ne prende in prestito lo sguardo sulle proprie condizioni di vita per svilupparne una caratterizzazione più intima, pur rimanendo nel totale delle vicende che coinvolgono Elliot, la band e il jazz club che mantiene tutti uniti. Proprio la musica in The Eddy svolge anzitutto un ruolo di comunione tra le persone: si presenta infatti come un momento di pace e scioglimento che sospende gli scambi più tensivi e drammatici, permettendo una nuova ripartenza. Ogni personaggio viene “salvato” dal jazz, dalla sua condivisione con le persone vicine, rialzandosi e riscoprendosi grazie ad esso. In un complesso di storie di solitudine, di famiglie e amori da costruire (o ricostruire), l’istanza narrante si schiera al fianco di chi si ritrova a compiere scelte difficili, indagando i retroscena personali, perdonando, conferendo una nuova dignità per guardare sempre avanti.
The Eddy è allora una storia jazz contemporanea con sfumature tipiche del noir metropolitano, capace di conciliare il forte amore per la musica con una cruda realtà urbana. Al centro di tutto c’è l’omonimo locale, da cui si irradiano le altre storie di persone che vedono in esso un rifugio, un elemento in comune, un concentrato di ricordi e di nuove speranze di vita. Questi lottano, soffrono e gioiscono intorno a questo nucleo di aggregazione, animato solo dalla passione di fare musica insieme, e attraverso la stessa cercare la forza necessaria per superare situazioni difficili, innamorarsi, e in ogni caso, avvicinarsi, ritrovarsi, sempre e comunque.