Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 6 settembre 2019 ed in seguito acquistato da Netflix, Il Buco (qui il trailer) è un interessante thriller fantascientifico dai toni grotteschi e dalle tematiche molto attuali. Il film mette in scena una terrificante distopia ricordando da vicino, per il minimalismo della sua struttura e per la crudezza di certe inquadrature, Cube – Il Cubo (ma in verticale) e Saw – L’enigmista.
“Ci sono tre classi di persone: quelli di sopra, quelli di sotto e quelli che cadono”. Goreng si sveglia all’interno di una struttura di cemento quadrata, accolto da Trimagasi, un tipo strano che, vestito come lui, inizia a spiegargli le regole fondamentali che vigono dentro quell’inquietante luogo disadorno e freddo. Una struttura quadrata tutta di cemento grigio, disposta per piani, ognuno dei quali è occupato da due persone, con al centro un foro quadrangolare utile a far scorrere una sorta di montacarichi imbandito di ogni sorta di prelibatezza: alta cucina che una schiera di cuochi prepara con minuzia ogni giorno, e che scorre dal primo livello fino in fondo, chissà dove, lasciando a chi sta in basso l’unica possibilità di nutrirsi degli avanzi di ciò che è rimasto dopo che ne hanno usufruito via via quelli dei piani più alti. Il tavolo resta per ogni piano solo pochi minuti, per poi scendere a quello sottostante. Non è possibile trattenere cibo pena una punizione “climatica” immediata. Ogni coppia resta un mese al piano assegnato, per ritrovarsi poi altrove, secondo scelte casuali: inutile dire che oltre un certo livello la fame è quasi assicurata e la possibilità di morire di stenti pure, così come il rischiare di rimanere vittima di fenomeni di cannibalismo.
Il Buco, dirompente opera d’esordio di Galder Gaztelu-Urrutia, è un viaggio tra gironi infernali danteschi che assume, nell’assurdità semiseria del suo sadico ragionamento, una valenza socio-economica-politica del valore di un apologo dai tratti orrorifici, inerenti la tendenza dell’uomo lasciato libero ad affrontare le asperità di un mondo ostile, di tirar fuori il suo lato più bestiale e ferino, utile a garantirgli la sopravvivenza a scapito altrui. L’idea del Buco nasce essenzialmente da un esperimento sociologico che non fa altro che confermare pessimisticamente quello che Hobbes chiamava “homo homini lupus”, proverbio latino che vuole alludere all’egoismo umano, e assunto dal filosofo per designare lo stato di natura in cui gli uomini, soggiogati dall’egoismo, si combattono l’un l’altro per sopravvivere.
L’unica speranza di riscatto per l’uomo all’interno del film è rappresentata dalla figura del protagonista Goreng, non a caso soprannominato il Messia, entrato volontariamente nel Buco, in quanto uno dei pochi al suo interno a voler aiutare i prigionieri dei piani inferiori. All’interno del Buco solo la condivisione, la generosità d’animo o il sacrifico di qualcuno, possono dare esito positivo: cioè fornire la sopravvivenza di tutti. L’idea che se non ci si aiuta si muore è anche valida in società occidentali come le nostre dove tutto ruota attorno all’egoismo e all’autoprotezione. Tematica attualissima, basti vedere i contrasti e la diffidenza nei confronti dell’immigrato, dell’altro.
Nel film spesso predomina l’elemento satirico dando origine a scene dal sapore grottesco, con un particolare plauso che va ai due attori principali: Iván Massagué, credibile ed espressivo nei panni del protagonista e Zorion Eguileor che offre una interpretazione misurata ed inquietante ricordando in Trimagasi una sorta di Hannibal Lecter iberico. Ottimi anche gli effetti speciali, soprattutto per le scene più cruente, grazie a cui il film ha vinto il premio Goya, il più alto riconoscimento del cinema spagnolo.
Offrendo un’idea precisa della natura umana, l’opera può essere vista come una chiara allegoria al sistema verticalizzato del capitalismo, dove pochi consumano più risorse di quelle necessarie incuranti delle urla di chi è costretto a uccidere per sopravvivere o proprio non ha alcuna chance di farcela. Il Buco rappresenta un affascinante esordio proveniente dalla Spagna che riesce sia a far riflettere lo spettatore sia a coinvolgerlo grazie ad un intreccio ricco di suspense. Sicuramente un buon acquisto per Netflix, che arricchisce il proprio catalogo di genere con un titolo degno di nota.