Fractured è film uscito di recente su Netflix per la regia di Brad Anderson e che può essere collocato nel filone del thriller psicologico, apparendo a grandi linee come una manovra azzardata della piattaforma streaming più nota del momento, ma anche interessante.
L’ambientazione è quella di un ospedale, molto suggestiva e non casuale. La pellicola gioca molto sulla dialettica realtà-finzione, suggerita da molteplici elementi diegetici ed extradiegetici. Sul piano tecnico non se ne può parlare male, le inclinazioni della macchina da presa, l’impiego del sonoro e delle soggettive sono un toccasana per la percezione visiva. Le medesime sono funzionali all’effetto che vuol esser dato alla storia, numerosi sono i sensi di inquietudine e claustrofobia che lo spettatore può percepire. A livello interpretativo gli attori riescono ad essere abbastanza credibili, il terzetto familiare (Sam Worthington, Lily Rabe, Lucy Capri) in maniera quasi impeccabile, i ruoli di contorno o le comparse peccano un po’ suggerendo alle volte le azioni imminenti.
Al contrario, la trama non è al massimo delle aspettative, già dal trailer questo si può evincere. Dopo la visione di Shutter Island, che ormai è divenuto un “must” per gli amanti del thriller, questo prodotto Netflix appare più scontato. I dialoghi e le situazioni tipo che ci vengono mostrate ci riportano inevitabilmente nell’atmosfera di pellicole precedenti, il che se si trattasse di una citazione potrebbe giovare molto, ma non è questo il caso. Le ultime sequenze sono molto interessanti, ci fanno sperare in un finale differente da altri, cosa che poi non si avvera (nonostante un colpo di scena che ci prova), ed ha un gusto di una salsa già assaggiata. Non è un film terribile se consideriamo i numerosi spunti riflessivi che se ne possono trarre. Ciò dipende dalla cultura personale di ogni singolo spettatore e dal motivo per cui lo guarda: curiosità, passatempo o fan del genere in questione.
Qualcuno in passato aveva osato dire che visto un film li si è visti tutti, cosa ovviamente non vera, poiché ogni film ha la sua storia produttiva e narrativa. Nel caso di Fractured, però, la frase rende benissimo in relazione al film di Anderson, ripetitivo di archetipi conosciuti allo spettatore, ormai bramoso di essere scombussolato nuovamente. Come fosse la prima volta.
Guadarlo, si, ma senza false pretese.