Edison – L’uomo che illuminò il mondo, la recensione del film su Amazon Prime Video

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E’ un terreno fertile per il cinema quello delle biografie dei grandi personaggi che hanno contribuito a scrivere la Storia. Ed è così anche per gli attori che possono vantarsi di aver interpretato qualcuno di una certa importanza. Proprio per questa ragione Benedict Cumberbatch che già nel 2014 aveva interpretato Alan Turing in The Imitation Game, è pronto a calarsi ancora una volta nei panni di una figura rilevante. Questa volta si tratta del famoso Thomas Edison nel film Edison – L’uomo che illuminò il mondo (trailer).

E’ il 1880. Edison (Benedict Cumberbatch), inventore delle lampadine, vuole illuminare l’intera Manhattan con lo scopo di stravolgere la vita degli americani. George Westinghouse (Michael Shannon), inventore della produzione in serie di un sistema di freni per treni, auspica una società con Edison. Questo desiderio crolla perché l’inventore è alle prese con il suo ambizioso ed eccitante progetto tanto da non guardare in faccia a nessuno.
A quel punto Westinghouse decide di entrare nel mercato dell’elettricità, diventando un concorrente di Edison e scatenando una vera e propria lotta fra due grandi potenze. Edison usa la corrente continua, cara ma sicura. Westinghouse quella alternata, più economica ma pericolosa. Edison si batte per dimostrare che la corrente di Westinghouse danneggia gli esseri umani, mentre la sua non nuoce. Ed è proprio su quest’onda che si consuma una lotta al potere fra due grandi menti. Ciò che fa deragliare Edison dalla strada intrapresa sarà la collaborazione di Westinghouse con uno scienziato immigrato, Nikola Tesla (Nicholas Hoult). Questo incontro permetterà ad Edison di abbandonare la sua lotta e dedicarsi a qualcosa di diverso: la cinematografia.

Lo script di Michael Mitnik, con l’impronta registica di Alfonso Gomez-Rejon, segue due filoni narrativi che delineano due forti personalità. In un primo momento scorrono in parallelo per poi avere il decisivo turning point: Edison vuole provare, attraverso una dimostrazione reale, come la corrente usata da Westinghouse uccida. Da un lato quindi c’è Thomas Edison, il classico mitomane ambizioso che pensa solo alla realizzazione del suo programma geniale. A lui non interessano i soldi, vuole solo lasciare la sua firma nel mondo. Vuole essere ricordato per sempre. Lasciare la famosa impronta. Dall’altro c’è George Westinghouse, più silente ed avveduto. Si trova all’antipodo del suo avversario e, seppur con lo stesso obiettivo, si muove in maniera più subdola. E’ il classico antagonista senza scrupoli.

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Il ring su cui avviene lo scontro fra i leoni è nel campo dell’elettricità. In un gioco di prospettive, la corrente continua e la corrente alternata possono rappresentare “i doppi” di questi due protagonisti principali. La corrente continua è affidabile e rimanda alla purezza e all’ingegno di Edison. La corrente alternata è pericolosa e caratterizza, soprattutto in un momento iniziale dettato dall’incubazione di una vendetta, il lato oscuro di Westinghouse. A poco a poco che vanno a snodarsi i fili narrativi ci si accorge che Edison e Westinghouse altro non sono che le due facce della stessa medaglia. Entrambi sono pieni di quell’intelletto sacro e giusta determinazione che cambierà il mondo.

In termini di struttura, la scelta registica ricade sull’utilizzo alternato di primissimi e primi piani per enfatizzare i momenti di climax più importanti e gli stati d’animo più significativi. Le restanti inquadrature prediligono il piano americano con l’aggiunta di qualche panoramica sulle città: Chicago e New York. Inoltre la narrazione si muove seguendo una cronologia ben definita degli eventi che vengono scanditi dall’inserimento preciso degli anni, non facendo disorientare lo spettatore.

Edison è un film che parla direttamente al pubblico di quanto sia meravigliosa la mente dell’uomo e quanto sia benefica per l’evoluzione. E’ un evidente inno alla scienza, all’invenzione e alle idee che sono il frutto di un’elevata intelligenza.
E proprio come dice Tesla nell’ultima sua battuta: “La vera eredità è in ciò che non è nel regno fisico, ossia le idee, sono quelle che lasciamo dietro di noi.”

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