Ci sono Ricky Gervais, Louis CK e Philip Seymour-Hoffman seduti in un bar. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma è una scena di The Invention of Lying (trailer), commedia diretta dallo stesso Gervais e da Matthew Robinson, uscita in Italia direttamente inn DVD con il titolo Il primo dei bugiardi. In un universo alternativo, identico al nostro, l’umanità non ha sviluppato la capacità di mentire. Mark, alias Gervais, è uno sceneggiatore fallito e sarà il primo profeta della menzogna, fatto che lo porterà all’insperato quanto problematico successo.
La premessa è fenomenale e suggerisce numerosissimi possibili risvolti comici della narrazione, soprattutto se sorretta da un comico come Gervais che, al secondo ruolo da protagonista al cinema e non ancora famoso in tutto il globo, era già conosciuto in Regno Unito per la sua irriverenza. Quest’ultima attitudine si vede già nel primo quarto d’ora del film: Mark si presenta a casa di una ragazza conosciuta su un sito di incontri, Anna, interpretata da Jennifer Garner; questa gli apre la porta e si scusa per il suo aspetto, ma confessa con una esilarante nonchalance che, visto che Mark è in anticipo, lei si stava masturbando.
Proprio il rapporto con il personaggio di Anna sarà il motore del cambiamento di Mark, ascrivibile a quel tipo di personaggi tanto congeniali a Gervais: è, infatti, un fallito, che si sente abbandonato da tutto e tutti e che condivide con le sue poche amicizie una scarsa lungimiranza. Questo animo oscuro del personaggio raggiunge anche vette interessanti e che fanno intuire il talento drammatico del comico inglese in un paio di scene che sembrano racchiudere in nuce lo spirito di Afterlife.
Il tono e la struttura narrativa, però, non si allontanano mai dai canoni classici della commedia drammatica e questo sembra tarpare le ali di Gervais e delle sue spalle comiche. Queste sono spesso dei camei affidati a grandi attori, dai già citati Louis CK e Philip Seymour-Hoffman a Jonah Hill ed Edward Norton, che rimangono però poco approfonditi e superficiali. Una scelta coerente con il messaggio del film, ma egualmente fastidiosa per lo spettatore. Allo stesso modo, le situazioni mostrate tendono ad essere funzionali alla trama, che essendo profondamente radicata in una struttura prestabilita fa perdere il brio della premessa.
Nel complesso, allora, il film risulta godibile e divertente, seppur con diversi cali di ritmo e passaggi prevedibili. Si ha la sensazione che si ha quando, in piena estate e con quaranta gradi all’ombra, si prende un gelato che si sa non essere il migliore: si mangia, rinfresca, ma di certo non sarà memorabile. Le prelibatezze sono ben altre.