Dall’inizio di quest’anno la punta di diamante della bandiera nipponica, lo Studio Ghibli, illustre casa di animazione, sta collaborando con Netflix. Ebbene si, queste due colonne portanti dell’intrattenimento, hanno trovato un accordo di collaborazione per l’inserimento, dal mese di febbraio, dell’intera filmografia. Ora vi chiederete che cosa rende unico questo studio appartenente al genio di Hayao Miyazaki. Beh, la risposta è solo una: la critica contro la società. Difatti lo Studio Ghibli, a differenza di altre case cinematografiche animate già visionate, affronta temi particolarmente seri e gravosi con spietatezza ed estrema coscienza, mascherati sapientemente da una perfetta poesia nella scrittura e da una magistrale capacità creativa – manuale nelle tavole.
La tipologia di critica che Miyazaki affronta nei suoi capolavori non è però delle più comuni. Al contrario, questo si sofferma su un argomento ben preciso, ovvero la critica contro la guerra. Non intesa nel suo contesto più generale, la battaglia contro la guerra si dirama fino ai suoi più piccoli capillari, come un albero che con le sue radici cerca il nutrimento nelle profondità del terreno.
Uno dei primi aspetti che viene portato alla luce è la guerra dell’uomo contro la natura. Questa, rappresentata da un lato come dismessa, rovinata, macchiata profondamente dall’azione umana, e dall’altro come forma mistica, invalicabile, a tratti autorevole, che viene mostrata proprio attraverso quest’ambivalenza così netta. Due volti, due mondi che grazie al loro continuo contrapporsi, richiedono un’incessante ricerca di equilibrio e protezione.
Secondo la casa di produzione, tutto ciò deve esser compiuto da figure incorruttibili, dall’animo candido, che comprendono nella loro umiltà, l’importanza e il rispetto dovuto al mondo che le accoglie. Figure, per esempio, della portata di Chihiro de La città incantata e la Principessa Mononoke dall’omonimo film. Si tratta principalmente di bambini, fanciulli innocenti, dallo spirito gentile e non corrotti dalla bramosia di potere dell’età adulta. Hayao Miyazaki li distingue dalle loro controparti non solo a livello caratteriale, ma partendo in primis dalle stesse fattezze. Il male viene immaginato e riprodotto deformato, sporco, ferito dalle sue stesse azioni; mentre i nostri eroi vengono delineati da tratti delicati e dolci, al solo scopo di rimarcare l’anima che possiedono.
All’interno delle pellicole i nostri protagonisti vengono frequentemente associati a spettri, animali fantastici e figure spirituali, legate alle leggende folkloristiche giapponesi. Il loro compito è quello di guidare l’uomo, fargli rinsavire quella coscienza primordiale di amore e rispetto verso la Terra, per non parlare delle tradizioni e i culti del passato.
Ciò che immediatamente salta all’occhio nei film di animazione dello studio Ghibli è la particolare attenzione nell’umanizzare questa parte del mondo. Difatti animali e spiriti risultano estremamente antropomorfizzati. Gli viene data una propria coscienza, superiore a quella dell’essere umano, che va di conseguenza a sovrastare quest’ultima. Con il pugno di ferro e con un sentimento di rivalsa, si schierano a protezione del proprio ecosistema.
Oltre a questo macro discorso, lo studio di animazione pone l’accento anche su un altro aspetto della guerra: i conflitti tra gli uomini. Anche qui racconti e ambienti svolgono un ruolo fondamentale, riferendosi a luoghi e eventi cruciali della storia. Al contrario di ciò che già conosciamo, Miyazaki utilizza questi archi narrativi come chiave di lettura per ideali e valori in contrasto con il passato. Vediamo dunque come i protagonisti, seguendo il modello di Porco Rosso e del mago Howl (qui il trailer), si ribellano agli ordini imposti dalle alte funzioni, perseguendo fino alla fine il loro ideale di libertà.
Oltre a questo preponderante senso di giustizia, ci sono altri aspetti che accomunano gli eroi dei lungometraggi Ghibli. Tessuta con la fitta trama a significati nascosti, è presente la costante concezione di metamorfosi, tipica della novella arcaica. Ogni uomo all’interno della narrazione deve compiere un percorso volto al cambiamento spirituale. Soltanto prendendo coscienza di se e della decadenza della società, può effettivamente cambiare le cose. Altra caratteristica ben evidente, presente nella maggioranza dei film, è la forte presenza del ruolo femminile. La donna, di giovane età, possiede un carattere forte e travolgente, che trascina le fila della vicenda, prendendo sulle sue spalle enormi responsabilità verso il futuro.
In conclusione, lo Studio Ghibli innesca la critica sin dal cuore della storia, propagandando una nuova generazione giovanile, responsabile di contrastare le scabrosità di questo mondo, avvenute fin dall’alba dei tempi.