“Sai come capisci di essere la migliore spia del mondo? Tutti sanno il tuo nome!”: questa la frase chiave di Spie sotto copertura (trailer). E in effetti, pur essendo un controsenso, ciò è un dato di fatto. Si pensi alla più famosa delle spie: Bond, James Bond. Certo, si parla sempre di spie cinematografiche, ma chi può negare che siano diventate iconiche?
Ebbene, Lance Sterling (Will Smith), l’impeccabile agente non-tanto-segreto protagonista della storia, rispecchia esattamente il prototipo della spia modello alla James Bond. Smoking come seconda pelle, linea perfetta, ogni tipo di gadget super tecnologico, curriculum senza la minima macchia. Il ruolo da coprotagonista è invece di Walter Beckett (Tom Holland), un giovanissimo scienziato che lavora per l’agenzia segreta e decisamente un genio nel suo campo, solo un po’ bizzarro. Il motivo per cui le loro vite si intrecciano è l’invenzione su cui sta lavorando Walter: il travestimento perfetto. Ma niente a che vedere con curvature della luce o modificazioni della struttura molecolare, come pensa Lance quando si presenta a casa sua! Si tratta, infatti, di un liquido che potrà trasformarlo in qualcosa che è ovunque ma nessuno nota mai: un piccione.
Spie sotto copertura è un film d’animazione che ha come punti di forza la sceneggiatura e l’animazione stessa. Diretto da Troy Quane e Nick Bruno (entrambi avevano già lavorato insieme per L’Era Glaciale – In rotta di collisione del 2016), ispirato a Pigeon: Impossible, cortometraggio del 2009 scritto e diretto da Lucas Martell, mette su schermo la più classica delle storie nel meno convenzionale dei modi.
Infatti, l’archetipo di per sé è già conosciuto. C’è l’eroe buono, in questo caso il ragazzo prodigio isolato da tutti perché ritenuto strano, e l’eroe ambiguo, qui il super agente che lavora da solo e lascia dietro di sé una scia di violenza e, a volte, cadaveri. L’obiettivo della vicenda è risolvere i problemi di entrambi. Il ragazzo emarginato dovrà diventare popolare o accettare la sua diversità e farne un punto di forza (o entrambi, chi lo sa!). Il “Lone Ranger” dovrà imparare a lavorare in squadra, saper chiedere aiuto e limitare i danni che considera inevitabili per portare a termine il suo lavoro. Il tutto con l’utilizzo di una formula collaudata: le risorse dell’agente solitario vengono drasticamente ridotte, di modo che sia costretto a ricorrere all’aiuto più impensabile. Se poi si aggiunge che, alle esplosioni gigantesche richieste dall’uno, l’altro risponde con glitter, gattini e abbracci, si capisce quanto agli antipodi siano le loro personalità e quanto lavoro sarà richiesto perché collaborino.
Potrebbe, perciò, sembrare l’ennesimo film per bambini, con l’unico scopo di trasmettere il messaggio che la diversità non è un difetto e che tutto è migliore se affrontato insieme. Ma non è così: come affermato in precedenza, uno dei punti di forza di Spie sotto copertura è la sceneggiatura. Se non ci fosse altro, la presenza di Will Smith (Men in Black, lì sì che era segreto!) e di Tom Holland (Spider-Man: Far From Home) nel cast principale dovrebbe già attirare l’attenzione delle fasce medie e alte di pubblico. Ma, in più, la scrittura è talmente intelligente e ironica che, insieme ad un’animazione assolutamente azzeccata, porta a ridere quasi fino alle lacrime. Per non parlare della caratterizzazione dei personaggi-non-personaggi, i piccioni dagli atteggiamenti quasi umani che si uniranno ai due.
Si è detto che Spie sotto copertura presenta una storia molto classica in modo non convenzionale. Generalmente, il climax di storie di questo tipo viene raggiunto nel momento in cui uno dei personaggi viene messo di fronte a una scelta cruciale. Visto che, in questo caso, la conclusione ricercata è che Lance ritorni umano e uno degli archetipi è l’accettazione della propria diversità, sembrerebbe scontato che la situazione iniziale si debba ristabilire nel momento in cui Lance accetti il suo status e riesca a trovare il modo di sfruttarlo al meglio. Ebbene, questo Spie sotto copertura non lo fa. Opta, invece, per una soluzione più disfattista, se vogliamo, ma che risulta più realistica. Dopotutto, nella vita di tutti i giorni ogni cambiamento agisce in maniera irreversibile sul proprio punto di vista, mutandolo definitivamente.
Naturalmente, la componente propedeutica all’interno del film c’è. Ma non si ferma all’abbattimento delle barriere, al credere in se stessi o al lavoro di squadra. Per rispondere ai metodi violenti di Lance, Walter continua a ripetere una frase quasi come fosse un mantra: “C’è un altro modo”. E, in un mondo costantemente in guerra, in cui non passa giorno senza la notizia di un nuovo episodio di violenza, Walter rappresenta la risposta di chi crede che risolvere i propri conflitti senza ferire il prossimo in alcun modo è effettivamente possibile. Un tempo il motto era: mettete dei fiori nei vostri cannoni. Nick Bruno e Troy Quane mettono glitter e gattini nelle bombe delle loro spie: il messaggio non è affatto cambiato.
Spie sotto copertura è al cinema dal 23 dicembre.