Da ormai un paio di decenni il cinema sudcoreano ci ha abituati a pellicole di altissimo livello, da Old Boy di Park Chan-wook fino ad arrivare al più recente e pluripremiato Parasite di Bong Joon-ho, giusto per fare qualche esempio. Nonostante la grandezza di questi film, ancora non avevamo mai visto una space opera sudcoreana. A colmare questa lacuna ci pensa il regista nonché autore Jo Sung-hee con Space Sweepers (trailer), il suo quarto lungometraggio: film che doveva essere portato in sala a giugno del 2020 ma, a causa della situazione pandemica, la distribuzione è stata affidata a Netflix.
Il film si apre nel 2092, la Terra è diventata quasi del tutto inabitabile a causa della desertificazione e dell’inquinamento. Per fuggire da questo pianeta malato, la società UTS costruisce una grande stazione orbitante per ospitare l’umanità, ovviamente non tutta, ma solo pochi eletti. La trama segue, nel frattempo, l’equipaggio di un’astronave da raccolta di rifiuti spaziali, chiamata Victory. Ma le loro vite prendono una svolta inaspettata quando scoprono all’interno di un relitto spaziale una bambina umanoide di nome Dorothy (Park Ye-rin), nata per essere un’arma di distruzione di massa. L’equipaggio, appesantito dai debiti da adempiere, viene coinvolto in un affare pericoloso che li porta dentro qualcosa di molto più grande di quanto avessero potuto mai immaginare.
Lungo Space Sweepers troviamo l’influenza di diversi blockbuster americani: sin dai primi minuti, infatti, si notano alcuni frames della Terra con una fotografia simile a quella di Blade Runner 2049, per poi percepire, subito dopo, l’immediata somiglianza con Elysium e Interstellar. L’equipaggio che si aggira nello spazio, con caratteristiche eterogenee, ricorda proprio I guardiani della galassia; fino ad arrivare, successivamente, alle sequenze delle battaglie spaziali tra navicelle, le quali ci riportano direttamente “in una galassia lontana lontana”, appunto quella del famosissimo Star Wars. Tutte queste similitudini, che notiamo lungo la pellicola, sono dovute probabilmente alla mancanza di un archetipo di space opera locale; di conseguenza Jo Sung-hee si è visto costretto a rifarsi ai grandi modelli storici del cinema, ma di questo non possiamo fargliene una colpa.
Il film dura circa due ore e un quarto, nonostante ciò non si cade nella noia perché, anche nelle situazioni di non azione, il ritmo riesce a restare alto intervallando attimi di ironia per spezzare i momenti drammatici. Il cast è ben assortito (Song Joong-ki, Kim Tae-ri, Richard Armitage, Jin Seon-kyu, Yoo Hae-jin) con la presenza strategica di attori provenienti da differenti etnie, in modo da voler togliere la caratterizzazione esclusivamente coreana e poter estendere meglio il prodotto anche ad un pubblico occidentale variegato. La performance attoriale è eccellente, soprattutto per quanto riguarda la bambina, la quale, oltre che essere abbastanza graziosa, si mostra davvero talentuosa. Forse il film pecca un po’ nell’introspezione un po’ debole di qualche personaggio, come ad esempio il villain di turno, ma nel complesso ci si può ritenere soddisfatti. La fotografia del film è ottima, degna delle migliori pellicole sci-fi: la rappresentazione dello spazio e la ricostruzione degli ambienti interni, con i minimi dettagli, sono davvero incantevoli. Anche le scene action sono ben costruite, forse da poter pure concorrere con i blockbuster made in Usa.
La morale del film è di stampo ecologico/ambientalista: rispettate la Terra se volete salvarla; tema molto sentito da un po’ di anni a questa parte, ma sempre necessario. E nel complesso Space Sweepers si presenta come un film gradevole e ben fatto, soprattutto se si pensa che è stato realizzato con un budget di 21 milioni di dollari, di certo un cifra non molto elevata se stanziata per la realizzazione di una space opera. Per concludere, si può affermare che Jo Sung-hee con Space Sweepers potrebbe porsi come apripista al genere sci-fi di matrice coreana in maniera soddisfacente. Ora non ci resta che attendere le nuove future sperimentazioni nel campo, le quali non potranno andare che a perfezionarsi, regalandoci sicuramente grandi perle. O almeno, questa è la speranza!