#SoderberghCollection : Solaris (2002)

Solaris

Soderbergh è reduce da un tour de force di sei film in quattro anni quando decide di porsi volontariamente tra l’incudine ed il martello. Perché, volenti o nolenti, questa è la situazione quando devi confrontarti con uno dei più grandi romanzi di fantascienza filosofica del XX secolo, Solaris di Stanislaw Lem, e con l’adattamento precedente di uno “sconosciuto” di nome Andreij Tarkovskij. Non è detto però che non si riesca a resistere all’urto, soprattutto se si invoca uno sguardo personale, magari autoriale, spostando il focus della storia e affrontandola da un altro punto di vista. Una rilettura della stessa storia in un altro tempo può enfatizzare cosa questa abbia da dire di diverso in relazione al nuovo contesto.

Cosa può dire, allora, la storia di un pianeta vivente in grado di materializzare delle persone a partire dai sogni di un individuo alla Hollywood dei primi anni duemila? Alla fine, grazie ad Internet, si potrebbe dire che il nostro mondo oggi sia quasi più vicino a Solaris che a quello in cui Lem scriveva. Viviamo in un mondo interconnesso, nel quale è possibile anche rincontrare i propri cari defunti in VR. E non è difficile pensare che Soderbergh abbia intravisto questo cambiamento ed abbia deciso allora di porre al centro l’umano e le profonde conseguenze che l’approcciarsi ad un mondo inumano possa comportare.

Di fronte all’uomo, Solaris è l’alieno puro, il non-umano, nel quale il tempo, la vita ed il pensiero hanno un altro significato. Il pianeta vivente è il completamente pieno, per il quale nemmeno l’inconscio risulta un segreto; così, per Soderbergh il cinema fa eco a questo senso di pienezza, penetrando nella mente di Kelvin e scoperchiando i ricordi dell’amore con Rea. Viene anche da chiedersi se l’ossessività con il quale ritornano i flashback, che esigono il primo piano rispetto al contesto fantascientifico, che sfuma sempre più, sia proprio un’assunzione del punto di vista di Solaris, che si chiede continuamente se in un mondo inumano possono avere il loro spazio le emozioni umane.

Solaris coppia

Il problema, allora, sembrerebbe proprio la collisione tra questi due punti di vista: quello di un regista che cerca di riaffermare una storia d’amore e quello del cinema-Solaris che cerca di riempire questa storia d’amore, rendendola così piatta e logica, con una consequenzialità che sa quasi di stereotipo. La commozione cede il passo alla noia ed il film rimane solamente un esperimento dalle premesse interessanti, ma dal risultato ambiguo (forse anche contraddittorio), come se il suo umano regista avesse posto un’ultima resistenza al suo inumano punto di vista. Allora viene la tentazione di guardarsi il rimontaggio che nel 2015 Soderbergh fece di 2001 – Odissea nello spazio, intitolato The return of W. de Rijk, seguendo il punto di vista di HAL9000 e smaterializzando del tutto la figura del regista. Forse lo sguardo di un supercomputer è più facile da reggere di quello di un pianeta vivente.

Solaris è disponibile in streaming su Netflix.

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