L’industria del cinema italiano ha da troppo tempo chiuso le porte della cucina, rifilando agli spettatori trepidanti la solita zuppa: nonostante saporita quando cucinata da chef pluristellati, rimane pur sempre la stessa monotona pietanza.
Tuttavia, nel 2014 il pubblico ha potuto vedere un cambiamento quando nelle sale italiane è uscita l’opera prima del giovane regista Sydney Sibilia. Smetto quando voglio è frizzante e ricco di nuove sfaccettature. Un film, per l’appunto, diverso dalla “solita zuppa”. Come ha sottolineato Pietro Sermonti, che fa parte del cast, la produzione Fandango, Rai e 01 Distribution hanno accettato di correre un grande rischio nel giocare questa partita di poker, perché in Italia è difficile finanziare film che escono dagli schemi prefissati. La voglia di stravolgere le regole e gli stilemi del cinema italiano non si è però fermata qui e anzi è stata chiara fin da quando Sibilia ha condiviso l’idea di voler scrivere e girare due sequel (Smetto Quando Voglio Masterclass e Smetto Quando Voglio Ad Honorem) contemporaneamente.
I due sequel, ha sottolineato il regista alla conferenza stampa di Smetto Quando Voglio Masterclass, non erano stati pensati fin da subito. «Era l’autunno del 2014 quando, per scherzare, in un’intervista a Londra, parlai per la prima volta della trilogia di Smetto Quando Voglio. Il film era all’apice del suo piccolo grande successo e tutti mi chiedevano di un ipotetico due», confessa il regista. Nel leggere il progetto, l’editor Rai si trovava di fronte a un grosso dilemma. Non solo avrebbe dovuto finanziare un film (Smetto Quando Voglio Masterclass) che spaziava su due generi: commedia e azione, ma avrebbe, infatti, dovuto finanziare alla cieca anche il suo seguito (Smetto Quando Voglio Ad Honorem). Tutto ciò senza contare che, come afferma Sibilia, «i sequel, si sa, sono sempre qualcosa di spinoso. In Italia poi tendenzialmente vengono percepiti come un’operazione prendi i soldi e scappa, qualcosa da cui un regista, o un autore, dovrebbero stare lontani anni luce». Inoltre, il budget richiesto, essendo un film anche d’azione, ispirato, a detta dello stesso regista, a Indiana Jones e Ritorno al Futuro, era inusuale per il cinema italiano. Era una sfida totalmente nuova. Nonostante fosse un salto nel buio, tutti e tre i produttori, con l’aggiunta della casa produttrice Groenlandia, hanno deciso di investire in questo progetto, che ha richiesto tre anni di lavoro.
Il film si ispira ai film degli anni ’70 e’80, omaggiato con molte citazioni e alla saga di Indiana Jones, a cui si deve l’utilizzo di sidecar nazisti in una scena che nel film rappresenta il culmine del comico e dell’azione. Inoltre, è un omaggio al cinema d’azione americano e alla commedia all’italiana.
Quello a cui ci si trova d’avanti è una ventata d’aria fresca. Un film nuovo e frizzante che spazia su due generi: commedia e azione, gestendoli tutti e due con enorme maestria. Riesce a ispirarsi al genere americano senza però cadere in cliché o in scimmiottamenti che suonerebbero paradossali al pubblico italiano. Se si paragonasse il cinema alla cucina, allora potremmo dire che Sydney Sibilia sarebbe sicuramente il nuovo Mastechef italiano.
Macha Martini