Nel corso degli anni abbiamo assistito a numerosi adattamenti del ciclo arturiano: basti pensare a Excalibur di John Boorman, uscito ormai quarant’anni fa, o al classico Disney La spada nella roccia. Sarà forse per questo che il regista David Lowery ha preferito prendere spunto da una vicenda secondaria e poco conosciuta della materia di Bretagna: la storia di Sir Gawain e il Cavaliere Verde (trailer).
Nipote di re Artù (Sean Harris) e suo erede al trono, il giovane Gawain (Dev Patel) non ha nulla in comune con i leggendari cavalieri che siedono attorno alla Tavola Rotonda. Del resto è solo un ragazzo che passa le sue giornate oziando assieme ad Essel (Alicia Vikander), la sua amante, e non si è ancora guadagnato il titolo di Sir. Per questo si trova in imbarazzo quando lo zio, durante il banchetto di Natale, gli chiede di sedergli accanto e di parlargli un po’ della sua vita. A dargli la possibilità di dimostrare il suo valore è l’arrivo a corte del misterioso Cavaliere Verde (Ralph Ineson), il quale propone una sfida: uno dei cavalieri di Camelot dovrà sfidarlo e colpirlo, ma con la promessa di ricambiare la stessa azione a parti invertite l’anno dopo presso la dimora del cavaliere, la Cappella Verde. Gawain è l’unico ad accettare la sfida e, preso dall’ardore della giovinezza, taglia la testa dell’avversario. Quando l’anno che segue è ormai agli sgoccioli, re Artù esorta il nipote a rispettare il patto recandosi per tempo alla Cappella Verde, dove il suo avversario gli taglierà la testa.
È l’inizio di un lungo viaggio per Gawain, durato solo pochi giorni eppure destinato a cambiare la sua vita per sempre. Il film in questo presenta quasi una doppia natura: se da un lato l’intento è quello di realizzare un classico racconto epico-cavalleresco, ricco di tensione e di avventure, dall’altro la pellicola presenta un’anima molto introspettiva, in cui il vero nemico non è mai il mostro là fuori, bensì ciò che ci portiamo dentro. Si ha fin da subito la sensazione che il film parli non a un generico spettatore, ma a ognuno di noi, offrendoci una narrazione complessa e stratificata, che può essere letta da ognuno in maniera differente.
Il Gawain di David Lowery ci aiuta in questo, distanziandosi molto dal cavaliere senza macchia delle leggende: in Sir Gawain e il Cavaliere Verde è dipinto come un ragazzo insicuro, spaventato, che vuole dimostrare a tutti i costi il proprio valore e allo stesso tempo si sente inadeguato di fronte alle situazioni che gli si presentano davanti. È molto facile mettersi nei suoi panni ed empatizzare con lui, lasciando che la sua storia diventi per noi un racconto di formazione.
Se, infatti, il film di David Lowery non ha un target ben preciso, la caratterizzazione del protagonista e la trama presentataci sembrano rivolgersi in particolare alle nuove generazioni, rappresentando quella fiaba moderna di cui tanto avevamo bisogno: piegando ai propri scopi i tipici tropi medievali, il regista ci mostra una Camelot in rovina, governata da uomini anziani e malati, a cui il Cavaliere Verde, emblema di quelle forze irrazionali che minacciano la stabilità dell’impero, è infine giunto a chiedere il conto. Sir Gawain e il Cavaliere Verde parla di onore e senso del dovere senza mai esaltare queste due qualità: anzi, nel corso della narrazione sembra quasi volersele lasciare alle spalle, tra le mura della vecchia Camelot, mentre il protagonista si dirige verso la foresta, dove rimetterà in discussione tutto ciò che credeva di sapere sullo scorrere del tempo e sul senso della vita.
“Verde è ciò che la lussuria si lascia alle spalle” recita la didascalia iniziale. “Verde è ciò che resta quando l’ardore svanisce, quando la passione muore… quando moriamo anche noi” le farà eco più avanti la lady interpretata da Alicia Vikander. A farla da padrone in Sir Gawain e il Cavaliere Verde è la fotografia, magistralmente curata da Andrew Droz Palermo: rossa è la passione, dorata la corte di re Artù, azzurra Excalibur quando viene estratta dal fodero. E soprattutto verde è la foresta, verde il cavaliere che sfida Gawain e l’ascia che taglierà la sua testa. A spuntarla è solo la cappa arancione del protagonista, unico punto di riferimento su cui lo spettatore concentra il suo sguardo mentre l’inquadratura si allarga, permettendoci di contemplare gli ambienti surreali in cui si muove il protagonista.
L’enorme sforzo creativo del direttore della fotografia è accompagnato dall’eccellente interpretazione di Dev Patel, forse la migliore della sua carriera: goffo, impacciato, vigliacco, il suo Gawain fa eco a tanti protagonisti che prima di lui hanno affascinato lo spettatore con la loro fragilità e le loro debolezze. Doppio ruolo per Alicia Vikander, nei panni di una lady tentatrice e di Essel, la compagna di Gawain. In alcuni ruoli secondari, ma non per questo meno incisivi, troviamo Joel Edgerton (un lord tentatore, compagno della lady interpretata da Vikander) e Sarita Choudhury (la madre di Gawain)
Le uniche caratteristiche del film che potrebbero risultare ostiche per uno spettatore casuale sono il ritmo, spesso dilatato, e soprattutto l’enigmaticità. Sir Gawain e il Cavaliere Verde si concentra più sui temi trattati che sull’intrattenimento vero e proprio, preoccupandosi di suscitare domande e riflessioni senza dare sempre una risposta e conservando fino alla fine un’ambiguità di fondo. Di questo aspetto è importante tener conto prima di iniziare la visione, perché la pellicola realizzata da Lowery, disponibile purtroppo solamente in streaming su Amazon Prime Video, necessita innanzitutto che le si presti attenzione e che si sia disposti a mettere in dubbio le proprie certezze.