Finalmente disponibile su Amazon Prime Video dopo numerosi rinvii, Senza rimorso (trailer) è un film che porta con sé una responsabilità importante. Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Tom Clancy nel 1993, Senza rimorso è l’inizio del così detto ryanverse: un universo narrativo letterario che trova collegamenti in diverse opere di Clancy, dalla serie di romanzi su Jack Ryan, diventata poi una delle serie TV di punta proprio di Prime video, a Rainbow Six, ormai conosciuta anche come una delle serie videoludiche più popolari e redditizie. Quindi Senza rimorso, primo romanzo in ordine cronologico che apre il ryanverse, porta su di sé il carico di dover iniziare un multi-universo narrativo che spazia dai film, alle serie TV, fino a passare dai videogiochi. Il film infatti apre a un seguito: come ha insegnato la Marvel con il suo MCU (Marvel Cinematic Universe), Senza rimorso ha una scena dopo i titoli di coda, di cui però non si parlerà per non anticipare nulla sulla trama.
Prima dei suoi intenti commerciali e multimediali, però, Senza rimorso è un film che vorrebbe funzionare anche come individuo autonomo. La sua trama prende spunto dal romanzo d’origine e ne cambia ambientazione e contesto: siamo nei giorni nostri e i componenti di una squadra di Navy SEAL che ha partecipato a una missione in Siria vengono uccisi da quelli che sembrano sicari professionisti. Tra i componenti c’è anche John Kelly (Michael B. Jordan, anche co-produttore), un soldato scelto che scampa all’attentato che però vede morire sua moglie (Lauren London). A questo punto è lecito immaginare la trasformazione del film in un revenge movie, in realtà la fonte del soggetto fa sì che anche se la ricerca di vendetta sia la causa scatenante del disciogliersi della trama, non mancheranno intrecci politici e spionistici. Senza rimorso comunque si allontana dallo stile di Clancy, più incentrato sulla fantapolitica, per conformarsi allo stile del genere tipico hollywoodiano; tuttavia il suo carattere è nello stesso momento diverso dai film d’azione soliti, oltre che per il soggetto di provenienza, anche per un altro motivo: il regista è Stefano Sollima.
Il regista nostrano è alla seconda opera hollywoodiana dopo Soldado del 2018 e il suo stile registico predilige pochissimi tagli di montaggio nelle scene d’azione, al contrario della consuetudine del genere nelle produzioni hollywoodiane. Sollima è un ottimo regista: Senza rimorso è meno frenetico di film simili e in compenso le scene d’azione hanno uno stile più ricercato, senza però apparire artificiose. Il problema è che Sollima tenta l’impossibile contro due ingenti carenze del film: la sceneggiatura e il suo attore protagonista.
La sceneggiatura, scritta da Will Staples e Taylor Sheridan, risulta fin troppo debole e piatta, anche per un genere come questo che, tutto sommato, richiede una certa linearità. Il timido tentativo di politicizzare la trama (il romanzo d’origine era ambientato sullo sfondo della guerra in Vietnam, il film ha come sfondo la Siria), significativo nell’atto conclusivo del film, non riesce comunque a dare una personalità al film. Sarebbe stato interessante vedere certi sviluppi politici in questo delicato momento storico, tuttavia Senza rimorso li sfrutta con superficialità, rendendo così un film prevedibile ancora più scontato.
L’altra colpa della sceneggiatura è quella di non riuscire a creare un protagonista carismatico. John Kelly è «cazzuto» (in originale «badass») perché ce lo dicono i suoi compagni, ma la sua personalità non è interessante e le sue azioni non appassionano. Il suo intento è quello di vendicare sua moglie e smascherare quello che sembra un complotto politico, infatti è memorabile la sua frase «Gli mostrerò quello che un pedone può fare a un re». Tuttavia il suo personaggio è tutt’altro che indimenticabile. A peggiorare le cose ci pensa il protagonista, poiché Michael B. Jordan appare come un attore carente sotto molti punti di vista. Quindi, le debolezze della sceneggiatura vengono amplificate dalla sua prestazione mediocre, la quale influenza negativamente il coinvolgimento di chi guarda il film. Per questi motivi, ogni premessa positiva, dalla regia di Sollima al risvolto politico della sceneggiatura, perde d’importanza davanti a un’opera che si dimentica facilmente.