Searching Eva (qui il trailer) è un documentario su Eva Collè, classe 1992, non binary, femminista, anarchica, blogger, musicista, sex worker, attrice e tanto altro ancora. Giorgia Malatrasi e Pia Hellenthal, rispettivamente sceneggiatrice e regista del film, vanno alla ricerca di Eva, seguendola per più di quattro anni e diventando quasi una sua estensione, secondo quanto afferma la stessa Eva presentando il film in sala. E proprio questo legame particolare che si è formato tra le tre giovani emerge dalla visione del film, come nota Domenico Calopestri, moderatore dell’incontro, che parla di film collettivo, dal quale viene fuori un’anima, che in qualche modo è l’anima di tutte e tre. Anima che fa si che Eva non diventi mai oggetto della visione di qualcun altro, ma resti invece soggetto della narrazione di se stessa, lasciando intravedere il lavoro in sinergia che è stato fatto per raccontarla nell’unico modo possibile.
Delicato, intimo, dolce e a tratti provocatorio. Patchwork di momenti della vita di Eva, di ricordi e riflessioni sulla sua esistenza che pur essendo così particolare e fuori dal comune riesce ad essere uno specchio per chi guarda. Esattamente come il suo blog, che diventa fonte di ispirazione per il documentario quando Giorgia Malatrasi, cercando possibili storie da raccontare, ci si imbatte per caso e non riesce più a smettere di leggere. C’è molto del suo blog in questo documentario. A partire dalle domande dei suoi followers, inevitabilmente curiosi in merito alla vita della blogger che seguono, domande dalle quali scaturiscono le immagini e a volte le risposte di Eva, che pian piano si svela a loro e agli spettatori, ma mai completamente.
“I’m really scared that you are not a real person” uno dei commenti che compare sullo schermo. “If you are confused if Eva is real or not, it’s all good” si legge sulla home del sito ufficiale del film. Questo perché il mistero che avvolge la figura della protagonista non viene mai, volutamente, svelato del tutto. Con Searching Eva siamo alla ricerca di Eva, ma è possibile raccontare e afferrare completamente una persona? Sembra essere proprio questo il nodo centrale del film. Chi è davvero Eva? La Francesca che era da piccola? La modella? La scrittrice, la musicista? La sex worker? È giusto identificare una persona con il lavoro che fa? O più semplicemente, è giusto voler per forza identificare qualcuno? È giusto rinchiuderlo in una qualche categoria prestabilita, anche e soprattutto quando questa persona non sembra trovarsi a suo agio in nessuna delle categorie per ora esistenti?
Searching Eva era l’unico modo possibile per far sì che Eva si raccontasse, grazie anche ad una troupe giovane e spesso alle prese con il primo lungometraggio, come nel caso della regista o addirittura del distributore. “I dedicate my life to showing the world that one can pretend to be whoever they want” risponde Eva al follower spaventato. E Pia Hellenthal insieme a Giorgia Malatrasi con il loro documentario aiutano Eva a fare proprio questo.
Post Scriptum: Chi scrive ci tiene a sottolineare che Eva attualmente è in fase di transizione, ma in un’intervista recente afferma che per il momento si può non parlare al maschile, motivo per il quale in questa recensione i pronomi sono declinati al femminile.