Era il 20 dicembre del 1996 il giorno in cui uscì al cinema il primo capitolo della saga di Scream, destinata non solo a diventare un cult del genere ma a rappresentare un vero e proprio modello di scrittura (e parodia) del cinema slasher. Infatti, a 25 anni dall’inizio di questo franchise, proprio a causa dell’influenza avuta sul cinema horror e non solo, è facile per uno spettatore generalista associare la maschera di Ghostface ad un film parodico come Scary Movie (o il meno conosciuto Shriek) prima che a Scream. Ma a cosa si deve questo impatto così rilevante sul cinema horror e i suoi associati?
Se saghe come Halloween e Venerdì 13 hanno contribuito ad una vera e propria esplosione del cinema slasher negli anni ’80, affermando quelli che sono gli archetipi e gli stilemi del genere, Scream li prende e li commenta con ironia, presentandosi come un tributo al cinema di quegli anni (non solo horror, come dimostra il dibattito sui sequel nel secondo capitolo), senza però cadere nella parodia grottesca vera e propria. Per poter fare qualcosa di simile è necessaria una conoscenza, ma soprattutto, un amore profondo nei confronti del cinema e Wes Craven, aldilà dell’autocitazionismo (i riferimenti a Nightmare si sprecano in questo film) si presenta come una figura più che adatta per questo ruolo.
I protagonisti di Scream non si limitano a questo però, non si limitano a citare i loro film horror preferiti ma li usano per sopravvivere (o almeno ci provano). Di tutte le possibili scelte, probabilmente la scena più iconica di questo primo capitolo consiste nell’elenco delle tre regole fondamentali per sopravvivere in un horror: mai fare sesso, mai ubriacarsi o drogarsi e soprattutto, mai dire “Torno subito”. Il tutto detto durante una festa di adolescenti che bevono e fanno sesso. Non è difficile pensare ad almeno una morte associata ad ognuna di queste tre regole. Inoltre, Scream costituisce una delle poche saghe del genere (pur contando decisamente meno capitoli rispetto ad altre) a riuscire ad aggiornarsi di volta in volta senza però dover cambiare i propri ingredienti e senza, a conti fatti, reinventarsi più di tanto. Addirittura, arrivati al quarto capitolo (uscito dieci anni dopo il terzo) le regole sfruttate dai personaggi sono totalmente cambiate, perché i film horror stessi sono cambiati. Infatti, visto il periodo di riferimento, le nuove regole riguardavano il sopravvivere in un remake dell’originale.
Tra l’altro, non sono solo i protagonisti a ispirarsi ai film horror ma anche i vari Ghostface che si danno il cambio in ogni capitolo. Non manca, infatti, la questione etica spesso tirata in ballo quando si parla di film horror o videogiochi violenti, sulla brutta influenza che possono avere sulle menti più giovani. Il film, dal canto suo, sembra rispondere che gli horror non facciano altro che rendere più “creative” delle persone di per sé già malate. Tuttavia, è tristemente ironico il fatto che la figura di Ghostface sia stata più volte rivendicata all’interno di veri fatti di cronaca nera (l’omicidio Castillo, o l’aggressione Murray), dove i colpevoli stessi hanno ammesso d’essersi ispirati alle vicende dei film citati.
La trama di Scream a conti fatti ruota intorno al classico serial killer mascherato che si lascia alle spalle una scia di cadaveri adolescenti, non è certo per la complessità della storia raccontataci che è rimasto così impresso. È la struttura (quasi) metacinematografica del film a fare la differenza. Ad oggi, oramai, siamo ben abituati ad interagire con personaggi capaci di esprimersi quasi esclusivamente tramite citazioni di prodotti della cultura popolare, basti pensare alle varie serie Netflix realizzate sulla falsa riga di Stranger Things, ma è a film come Scream che si deve l’introduzione di questo nuovo archetipo, tra l’altro, molto significativo. Si tratta sempre di adolescenti, se non di ragazzi ancora più giovani, e il loro comunicare unicamente tramite citazioni è sintomo, forse, della mancanza di una vera e propria identità generazionale, che si va a cercare all’interno di film o serie tv (aggiungendo gradualmente altri media) e se tutto questo valeva per le nuove generazioni negli anni ’90, oggi questa tematica non può che essere stata amplificata (come le stesse sere Netflix hanno dimostrato).
Dopo quattro film e una serie vittima di reboot dopo sole due stagioni, Scream si prepara a tornare con un quinto capitolo nel 2022, il primo senza la regia di Wes Craven, sostituito da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillet, che promettono di onorare l’eredità del regista poiché stata di ispirazione per entrambi. Scream (stavolta il titolo non prevede numeri) vedrà tornare nuovamente il gruppo di protagonisti originali che ancora una volta si ritroveranno a dover fronteggiare l’ennesimo serial killer. Nonostante la capacità di adattamento di questa saga, verrebbe da sperare che questo nuovo capitolo possa rappresentare una degna conclusione per una storia che ormai non ha più molto da raccontare, ma che può ancora permettersi un ultimo omaggio ad un grande regista purtroppo scomparso e ai suoi personaggi che forse, giunti a questo punto, meritano di poter finalmente trovare pace.