#RomaFF19: Saturday Night, la recensione del film di Jason Reitman

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11 Ottobre 1975. New York, 22 in punto. Luci e rumori della metropoli si confondono con il jazz dei locali notturni. Quella sera non sarebbe cambiato solo il modo di fare televisione ma tutto l’immaginario americano sarebbe stato rivoluzionato. Saturday Night (trailer) di Jason Reitman è il racconto dei novanta minuti che precedono la messa in onda della puntata pilota dell’omonimo programma televisivo. Lo show che avrebbe messo sotto le luci della ribalta quelli che oggi sono considerati tra i più grandi comici americani, ma che allora erano giovani allo sbaraglio, viene narrato a pochi minuti dalla sua nascita.

Il protagonista della storia è Lorne Michaels (Gabrielle LaBelle), produttore e ideatore del Saturday Night, si ritrova al centro di un vortice caotico nel quale tempo della storia e tempo del racconto combaciano. Non c’è tregua e, ogni minuto che passa, l’ansia che non si riesca ad andare in onda cresce. Il montaggio frenetico e l’uso della musica rendono il film uno stravagente thriller comico nel quale non si ha un secondo per respirare ma tutto il tempo per ridere.

Il cast di supporto vanta svariate rising stars capaci di creare copie carbone delle leggende rappresentate. Matt Wood, Dylan O’Brien e Cory Michael Smith, nei panni della trinità della risata John Belushi, Dan Aykroyd e Chevy Chase, sono belli e cattivi, egomani viziati per il quale il pubblico non può non tifare. Non c’è rispetto reverenziale, i comici sono mostri, molesti e fastidiosi, bambinoni senza alcuna intelligenza emotiva.

Questo spiraglio di realtà, in un racconto che è perlopiù romanzato, ci porta ad essere lì con loro, mai distaccati. La regia mai ferma ci rinchiude nella bolla con loro, senza darci modo di voler fuggire. La storia di un sogno che neanche chi lo ha sa cosa è, l’importanza di una idea in quanto idea e non per il suo contenuto. Jason Reitman ci racconta qualcosa che ama nello stile di quello che ama. Saturday Night è un’opera di bene per gli appassionati del programma e non solo. La struttura così emotivamente densa del film porterà i giovani spettatori che non conoscono lo show ad appassionarsi, riscoprendo gli ultimi irripetibili 50 anni di follia.

Il modo in cui le problematiche, morali e non, vengono affrontate nel film sembrano il frutto di un lungo sketch proprio del Saturday Night Live, creando così un discorso meta nel quale lo show gioca ad essere sé stesso per raccontarsi. Questa favola newyorkese al cardiopalma è capace di regalare divertimento e ansia, raccontando della storia e della attualità per confronto, un vero gioiello di auto narrazione, critico e violento senza mai prendersi sul serio.

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