È sufficiente aggiungere un accento per trasformare “e”, una semplice congiunzione, in “è”, il verbo più significativo della lingua italiana. Così, la più grande storia d’amore mai scritta diventa Romeo è Giulietta (trailer), un film che racconta l’umanità intera, nella sua disperata ricerca della propria identità.
Quello di Giovanni Veronesi non è un film comico, ma un esempio di commedia pura, quella che, con il suo tipico velo di malinconia, prende temi importanti e li “schiaffeggia” affettuosamente. Il centro nevralgico di Romeo è Giulietta è la questione dell’identità, l’incessante ricerca da parte dell’essere umano di un posto da occupare in questo mondo, ricerca da cui spesso si tende a fuggire nel modo più vigliacco, ossia nascondendosi dietro una maschera e fingendo di essere chi non si è, mentendo talvolta anche a sé stessi. Il tema è affrontato nel film attraverso il filtro del teatro che, per sua natura, è il luogo della finzione e della menzogna, ma anche il posto in cui mentire diventa la chiave per raccontare una verità; d’altro canto «l’attore è un bugiardo al quale si chiede la massima sincerità», come direbbe Vittorio Gassmann.
Centrale nel film è, però, anche l’amore, in tutte le sue forme e sfumature, amore per il teatro, per la vita, per gli altri, per l’amore stesso. Il protagonista di questa storia è Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto), uno scorbutico regista teatrale alla ricerca di due attori che interpretino Romeo e Giulietta nello spettacolo con cui vuole chiudere la sua carriera. I modi sgarbati con cui si rivolge ai candidati durante i provini portano una di questi, Vittoria (Pilar Fogliati), a meditare una sorta di vendetta, con l’obiettivo di umiliarlo pubblicamente. Si presenta al provino per Romeo truccata e vestita da uomo e, contro le sue aspettative, ottiene la parte. Spinta dal senso di colpa, tenta poi di confessare la verità al regista, ma le parole di stima ed affetto che lui le rivolge glielo impediscono. Nel giorno dello spettacolo, sul finale, si spoglia della sua maschera rivelando al pubblico la sua vera identità, regalando allo spettacolo un grande ed inaspettato successo.
Dal punto di vista tecnico Veronesi compie delle scelte di regia ben precise: la maggior parte delle scene sono in interno, ambientate nel teatro in cui si svolgono sia le audizioni che le prove dello spettacolo. Il regista sceglie di restituire l’atmosfera magica e coinvolgente del teatro togliendo staticità al luogo in cui tutto è fermo tranne l’immaginazione e la creatività. Lo fa attraverso colori caldi e movimenti di macchina che pongono l’accento sull’architettura del luogo, per esaltarne la maestosità, ma anche sul dinamismo dei personaggi che prendono vita sul palcoscenico. Ci sono poi le scene girate in esterna, poche e tutte nelle stesse location, su cui il regista fa il lavoro contrario, come se volesse costruire delle quinte a quei frammenti di mondo reale. Qui non c’è uso della macchina a mano e le inquadrature sono statiche.
Romeo è Giulietta è delicato, brillante e sincero nel trasferire sullo schermo storie e protagonisti. È il film di San Valentino di quest’anno perché rischiava di cadere nella trappola degli stereotipi ed invece è sorprendentemente privo di cliché. Ma anche perché è un film che racconta l’amore nel suo senso più universale, e lo fa contando su una regia che si pone con onestà al servizio della sceneggiatura e su un cast di attori camaleontici. Tra questi spiccano sicuramente Sergio Castellitto, pietra miliare del cinema italiano e Pilar Fogliati, che si dimostra ancora una volta l’attrice più sorprendente della nuova generazione.
Dal 14 febbraio al cinema.