Orlando, ma biographie politique (trailer) di Paul B. Preciado è una lettera aperta a Virginia Woolf, un libero adattamento del suo romanzo Orlando, scritto nel 1928. Nel libro, Woolf racconta della storia di un uomo, un poeta, che progressivamente e poi d’un colpo, in una notte durante il sonno, cambia sesso, diventando una donna. Preciado è la voce narrante del documentario, ed esordisce dicendo di non aver mai scritto una sua biografia, perché Virginia Woolf l’aveva già fatto per lui. Eppure, Preciado dice anche che la storia di Orlando è tanto vicina quanto lontana dalla storia di chi oggi si riconosce in lui. I racconti di transizione, oggi, sono molto più complessi, lunghi e spesso tortuosi di una metamorfosi notturna inconscia. Preciado, allora, regista, scrittore, filosofo e attivista, invita nel suo documentario 26 persone, trans e non-binary, per raccontare a Virginia Woolf con una lettera aperta e corale chi sono gli Orlando di oggi.
Nel corso del documentario facciamo conoscenza con molteplici persone, tutte con una storia diversa, sebbene in alcuni modi simili. In comune c’è il sentire stretto il confine del binarismo normativo di genere che pervade la nostra società. In comune, c’è anche la consapevolezza di essere qualcosa di definito, per sé e secondo modi propri, non necessariamente conformi a ciò che ci viene imposto come dato.
Orlando è un film di profondo valore – intellettuale, sociale, politico, esistenziale – costruito a metà tra un adattamento cinematografico di un’opera letteraria e un documentario. A turno, vediamo le persone sullo schermo incarnare Orlando e vivere alcuni eventi della sua vita fittizia. Allo stesso tempo, ad ognuna di loro è dedicato un momento di “intervista” in cui raccontano la realtà della loro vita come “Orlandi” odierni. Nonostante tale struttura renda il film inizialmente complesso da comprendere, la sua ottima organizzazione e realizzazione tecnica permettono al pubblico di orientarsi e riallinearsi con la narrazione. Il documentario ci fa attraversare gli universali presenti da sempre, evidenziando quando, dove e come hanno iniziato ad essere controllati e plasmati in ciò che oggi ci pare come naturale: la biunivocità d’essere o uomo o donna.
Quando gli è stato chiesto di contestualizzare la sua opera, Preciado ha risposto che quando Virginia Woolf scrisse il suo libro, nel 1928, la storia di Orlando sembrò quasi fantascienza: pochissime persone erano in transizione. Da allora ad oggi, però, ciò sta cambiando e ci troviamo in un momento di proliferazione di “Orlandi”. Questo è il motivo per cui il regista ha scelto di creare una lettera cinematografica a Woolf: mostrarle che il suo Orlando, oggi, è uscito dalle pagine e vive in una moltitudine di esistenze diverse. Presentando 26 diversi Orlando, di diversa provenienza ed età (dagli 80 agli 8 anni), Preciado ha voluto parlare dell’esistenza di molteplici modi di vivere l’esperienza della transizione e dell’essere non-binary. Questo, soprattutto, per sottolineare quanto non si stia necessariamente parlando di identità (intese come definite e comprensibili agli occhi esterni), ma di libertà. Il discorso non verte sulla trasformazione da A a B, da femminilità a mascolinità o viceversa, non riguarda la produzione di identità. Invece, riguarda il poter esperire la libertà e il poterne creare nuove pratiche al di fuori del binarismo normativo di genere.
La presentazione di Orlando, ma biographie politique alla Festa del cinema di Roma è stata accompagnata, come per la maggior parte dei film proiettati, da un suo red carpet. È stato, però, un red carpet unico e speciale. Preciado ha organizzato una marcia collettiva, una piccola manifestazione dal grande significato politico. Come il regista stesso ha detto, l’intento era quello di camminare uniti al fine di rendersi, insieme, visibili. Camminare insieme, ognuno nei propri modi di essere trans o non-binary, come segno di esistenza politica e di libertà.