Presentato nella sezione Grand Public della 17ettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Rapiniamo il duce (trailer) di Renato De Maria è uno spettacolo cool sulla strategica rapina al fascista più importante d’Italia. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale Isola (Pietro Castellitto) organizza il colpo di una vita ai danni di Benito Mussolini con l’aiuto di un’improbabile banda; oltre però a voler derubare il duce, Isola ha anche intenzione di salvare la splendida Yvonne (Matilda De Angelis) dalle grinfie del fascista Borsalino (Filippo Timi). Nasce così la storia di un grande colpo al dragone nero che, amaramente solo di sfuggita, ripercorre il sentiero della Commedia all’italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli e del Neorealismo di Rossellini e colleghi. Roberto De Maria eredita la tragicommedia de I soliti ignoti e l’importanza storica del Neorealismo, ma li sacrifica per la creazione di un prodotto mainstream che vira sul versante americanissimo dello spettacolo ad effetto.
La catastrofe della guerra è purtroppo l’unico sfondo di un heist movie in cui il cittadino tradito dal fascismo trova la sua voce soltanto in un particolare momento del film. Le vere cicatrici del popolo sono infatti il maestoso tesoro di Mussolini, composto di dobloni, collane e fedi; questi sono in realtà i “doni” degli italiani al duce per finanziare la guerra. Nonostante questo dato di fatto, nella parabola freak del regista-sceneggiatore primeggiano invece i combattimenti, le frecciatine da duri e le dinamiche del colpo. A testimonianza di questo allontanamento dal popolo ci pensa lo stesso protagonista: per quanto nobile in amore, Isola non è Robin Hood! Egli è al contrario un giovane uomo desideroso soltanto di mettere mano sul tesoro e scappare via con Yvonne. Il personaggio di Pietro Castellitto è veramente una carogna con l’intenzione ultima di tenersi tutto per sé. Con questo, Rapiniamo il duce si tira fuori da ogni proposito etico e diventa così la parabola grottesca ed egoista di un ladro vittorioso ai danni di chi ha storicamente perso tutto.
All’infuori del protagonista e della sua bella, la banda di Isola si compone soltanto di macchiette (anche umoristiche) con qualità drammatiche depotenziate. La maschera tragicomica dei compari di Isola rimane infatti un velo che mai rivela la loro palpabile profondità. Il motivo di questa mancanza potrebbe risiedere nella sceneggiatura che mai sa decidere se concentrarsi sul colpo o sulla storia d’amore. La formazione della banda è inoltre così rapida da non lasciarci il tempo di empatizzare realmente con i personaggi. Il caso più eclatante è il pilota Denis Fabbri, a cui vogliamo bene unicamente perché è interpretato dal bizzarro Maccio Capatonda. Solo in una scena viene data prova delle sue abilità ed è per giunta l’unica scena veramente clou, in cui i protagonisti hanno finalmente qualcosa da perdere. E ancora: Marcello (Tommaso Ragno) e Molotov (Alberto Astorri) erano amici del padre di Isola ma, oltre ad accompagnare il protagonista nella missione suicida, non fanno altro; questo potente proposito di connessione emozionale col personaggio di Castellitto diventa una miccia inesplosa che non ci fa assolutamente disperare per nessuna delle due maschere.
Rapiniamo il duce trova nella citazione a I soliti ignoti il suo momento più alto. Isola, Marcello e Amedeo (Luigi Fedele) osservano di nascosto la Black Zone, ovvero la fortezza in cui è custodito il tesoro di Mussolini, proprio come Peppe er Pantera e la sua banda sorvegliano la cassaforte dei preziosi a Via delle Madonne. In entrambi i casi questo momento apre le porte al futuro dei protagonisti: se nel primo i personaggi apprendono come sfruttare i bombardamenti alleati per entrare di nascosto nella fortezza oscura, nel secondo la banda “impara il mestiere” dal mago delle casseforti. Entrambe sono valide opzioni! Il film di Renato De Maria si colora inoltre di quelle tinte romantiche alla Casablanca (1942) di Michael Curtiz e regala così alla nuova coppia Pietro Castellitto e Matilda De Angelis il sostrato melodrammatico che è stato di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. La tragicommedia Rapiniamo il duce chiama a sé un ottimo stuolo di attori, ma rimane purtroppo un Bastardi senza gloria di volpi che, al contrario del film di Tarantino, ricercano la gloria in un deserto storico in cui gloria non c’è.
Rapiniamo il duce sarà disponibile su Netflix dal 26 ottobre.