Questa sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ha votato se stessa a problemi sociali, come la problematica della discriminazione razziale, del maschilismo e delle condizioni climatiche. Proprio di quest’ultimo tema si interessa il film presentato da Alice nella Città, The Crusade, diretto dall’attore francese Louis Garrel.
Joseph (Joseph Engel) è il figlio di Abel (Louis Garrel) e Marianne (Laetitia Casta) ed è un bambino fortemente investito nella crisi climatica che così tanto affligge il ventunesimo secolo, soprattutto la generazione più giovane, come il film ben sottolinea. Quando Marianne e Abel scoprono che il figlio ha venduto alcuni dei loro oggetti più preziosi, devolvendo il ricavato ad una causa sconosciuta, Joseph rivelerà con fatica il segreto: lui e tantissimi altri bambini provenienti da tutto il mondo vogliono salvare il pianeta e hanno un ingegnoso piano da mettere in atto in Africa, per permettere alla terra di tirare un sospiro di sollievo.
Dopo i primi istanti esilaranti del film che ci presentano una premessa simpatica in modo leggero, come solo un bambino può fare, nonostante il tema sia molto pesante, è proprio qui che la narrazione e la regia precipitano vorticosamente in una valle di lacrime. L’iniziale e clownesca incredulità dei genitori davanti alle azioni di Joseph, si trasforma in supporto da parte della madre e scetticismo paterno: sì, si può provare a salvare il pianeta, spera Marianne mentre i media sono i soliti avvoltoi sulla disperazione altrui, afferma Abel.
Molti temi importanti sono introdotti in The Crusade, come la disparità razziale, il complottismo, le tendenze della generazione dei boomer a credere che tutto ciò che si sente in televisione sia troppo lontano da loro, per cui non vale la pena preoccuparsi più di tanto. Come dice Joseph, è una generazione che ha a cuore solo il proprio benessere presente e non le esigenze di chi verrà dopo. In questo punto il film colpisce il segno in modo abbastanza efficace, anche se un po’ troppo plateale, ma trattandosi di un film per bambini non ci si aspetterebbe nulla di diverso.
Ad un certo punto, tutto cambia: i temi introdotti nel primo atto, ami lanciati in mare che tornano senza frutti, sono abbandonati a se stessi. In un film che si ripromette di lasciare nei piccoli spettatori delle consapevolezze sullo stato attuale delle cose, esse vengono invece trattate superficialmente e senza una reale conclusione. La contraddizione regna sovrana: vediamo Joseph fumare, che ripetiamo essere un bambino (amante dell’ambiente) e la questionenon viene mai spiegata in alcun modo, né condannata né celebrata, forse in un tentativo di simboleggiare l’apparente maturità del personaggio o per dargli un’aria di uomo vissuto mentre rifiuta la sua ex-fidanzatina.
Il personaggio di Abel prende una piega a dir poco inquietante, una volta scoperto quanto sia effettivamente cresciuto suo figlio, in uno dei momenti più assurdi del film, in cui viene affrontato il tema della sessualità (o almeno la versione di sessualità a cui crede Joseph) e anche questo tema viene abbandonato senza alcuna spiegazione. La regia continua imperterrita un discorso di male gaze davanti ad una Casta ampiamente sessualizzata e ad una ragazza che nel mondo diegetico dovrebbe essere minorenne, cosa francamente inaccettabile in ambito pedagogico, soprattutto nel ventunesimo secolo.
The Crusade, tranne che per le sue sequenze iniziali che sono genuinamente divertenti, si trasforma in un’ora di narrazione inconcludente e assolutamente inopportuna, ben lontana da ciò che il vero cinema per bambini prevede.